Nicosia , venerdì, 3. dicembre, 2021 8:40 (ACI Stampa).
Dopo la visita di cortesia a Chrysostomos II, Arcivescovo Ortodosso di Cipro, Papa Francesco ha incontrato il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa cipriota.
“La grazia di essere qui – ha esordito il Papa - mi fa venire alla mente che abbiamo una comune origine apostolica: Paolo attraversò Cipro e in seguito giunse a Roma. Discendiamo dal medesimo ardore apostolico e un’unica via ci collega, quella del Vangelo. Mi piace così vederci in cammino sulla stessa strada, in cerca di una sempre maggiore fraternità e della piena unità”.
Prendendo spunto dalla figura di San Barnaba, Papa Francesco ha ricordato come il suo nome significhi “figlio della consolazione e figlio dell’esortazione. È bello che nella sua figura si fondano entrambe le caratteristiche, indispensabili per l’annuncio del Vangelo. Ogni vera consolazione non può rimanere intimistica, ma deve tradursi in esortazione, orientare la libertà al bene. Al contempo, ogni esortazione nella fede non può che fondarsi sulla presenza consolante di Dio ed essere accompagnata dalla carità fraterna”.
Pertanto – ha sottolineato il Pontefice – l’annuncio evangelico “non può basarsi solo su esortazioni generali, sulla ripetizione di precetti e norme da osservare, come spesso si è fatto. Esso deve seguire la via dell’incontro personale, prestare attenzione alle domande della gente, ai loro bisogni esistenziali. Per essere figli della consolazione, prima di dire qualcosa, occorre ascoltare, lasciarsi interrogare, scoprire l’altro, condividere. Perché il Vangelo si trasmette per comunione. È questo che, come Cattolici, desideriamo vivere nei prossimi anni, riscoprendo la dimensione sinodale, costitutiva dell’essere Chiesa. E in ciò sentiamo il bisogno di camminare più intensamente con voi che attraverso l’esperienza della vostra sinodalità potete davvero aiutarci”.
“Auspico di cuore – ha detto ancora Francesco - che aumentino le possibilità di frequentarci, di conoscerci meglio, di abbattere tanti preconcetti e di porci in docile ascolto delle rispettive esperienze di fede. Sarà per ciascuno un’esortazione stimolante a fare meglio e porterà a entrambi un frutto spirituale di consolazione”.