Città del Vaticano , giovedì, 29. ottobre, 2015 9:30 (ACI Stampa).
“Tante cose sono cambiate” con la Nostra Aetate. Un bilancio? “È stato dato uno slancio forte al dialogo interreligioso” e questo è anche il “merito” del documento frutto del Concilio Vaticano II. Il Segretario di Stato Pietro Parolin è giunto ieri sera all’Università Gregoriana per il suo intervento.
Alle domande dei giornalisti risponde volentieri prima di entrare in aula, qualche scambio rapido anche dopo. E con i cronisti parla di dialogo e di pace, i due capisaldi riaffermati ieri mattina nell’udienza interreligiosa in piazza San Pietro presieduta da Papa Francesco.
Ci sono problemi nell’affrontare il complesso tema del dialogo? Quando si “comincia”, certamente “si trovano le difficoltà – le parole del Cardinale -, ma la spinta e la motivazione c’è. E la Chiesa Cattolica continua ad andare avanti con questa spinta e questa motivazione”. Certo, con realtà come l’Isis è difficile, perché “il dialogo si fa con chi accetta di fare il dialogo, con chi entra in relazione. Non con chi è per nulla sensibile o chi rifiuta il dialogo. Non credo che con i fondamentalismi sia possibile dialogare. Si può offrire di dialogare, ma non vedo possibilità che si stabilisca un dialogo”.
La religione non può essere un muro al dialogo, anzi deve alimentare i processi, “è fondamentale”. E soprattutto i leader religiosi hanno “una grande responsabilità” nel “trovare le condizioni” ma “la pace in fondo nasce dal cuore dell’uomo, da un cuore pacificato, in pace con Dio, con il prossimo e con sé stesso”.
Ci sono situazioni in cui “la violenza è giustificata nel nome di Dio e i leader religiosi – spiega Parolin - hanno un grande dovere e una grande responsabilità nell’affermare questo non è vero e nel chiamare gli appartenenti alle varie ad essere costruttori di pace”.