Città del Vaticano , domenica, 1. novembre, 2015 9:00 (ACI Stampa).
Perché raccontare Giovanni Paolo II oggi? “Perché i santi ci sono per imitarli. E ognuno di noi può cercare di imitare San Giovanni Paolo II in qualche cosa. Nella preghiera. Nel modo di vivere la Messa. Nei rapporti con gli altri.” Wlodzimierz Redzioch non ha dubbi. Per anni collaboratore dell’Osservatore Romano di lingua polacca, racconta di aver conosciuto San Giovanni Paolo II quando questi è diventato Papa. E ne è rimasto conquistato. Ha scritto un libro, “Accanto a Giovanni Paolo II,” da poco pubblicato in lingua inglese per i tipi della Ignatius Press con il titolo “Stories about John Paul II.” Il libro raccoglie 22 interviste a personaggi che hanno incontrato Giovanni Paolo II. Uno di questi è un testimone di eccezione: Benedetto XVI, Papa emerito e per anni tra i primissimi collaboratori del Papa polacco.
Cosa c’era di così particolare nel rapporto tra Giovanni Paolo II e il Cardinal Joseph Ratzinger?
Mi ero detto che qualsiasi libro senza la testimonianza di questo collaboratore, che è diventato il suo successore, sarebbe incompleto. Così ho chiesto l’intervista. Dopo vari tentennamenti, il Papa emerito ha detto sì. Mi ha mandato le risposte alle domande in tedesco. Ci sono stati giorni di ansia: in 12 pagine chissà cosa ha risposto… Ma il fatto era che aveva scritto in tedesco. Mi sono chiesto perché. E ne ho chiesto ragione. Mi hanno risposto che il Papa emerito usa la sua lingua materna in due circostanze: quando vuole essere molto preciso, e lui al cento per cento è sicuro del suo tedesco. E quando parla dal cuore, quando vuole parlare dei suoi sentimenti. E infatti la sua testimonianza racconta dell’amicizia e dell’affetto che ha caratterizzato l’incontro tra queste due persone.
Cosa avresti raccontato se tu fossi stata una delle persone intervistate nel libro?
Nei tempi comunisti non è che avevamo tanta possibilità di seguire e conoscere tanti pastori. Io ero a Parigi quando Wojtyla è stato eletto, e per me prima di tutto era un grande fatto patriottico. Quando sono arrivato a Roma, ho scoperto dunque questo polacco, questo mio connazionale che è diventato Papa. E sono due le circostanze che me lo hanno atto conoscere. La prima, quando portavo i pellegrini dal Papa per le udienze e di questo ho già parlato un po’ di questo calore umano e… il Papa aveva una memoria fenomenale. Noi ci scordiamo gli incontri fugaci, di pochi minuti… lui li ricordava per anni. La seconda circostanza, le Messe nella cappella privata. Il Wojtyla sacerdote celebrava la Messa con una intensità tale che non ho mai visto in nessuno. Lì avvertivi la dimensione trascendentale della realtà. Io ho capito che è un mistico, è un uomo che riusciva a parlare con Dio, che mi metteva quasi in soggezione in quei momenti, perché io sforzandomi di pregare non riuscivo a entrare nel rapporto così stretto con Dio come faceva Wojtyla.