Roma , lunedì, 22. novembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
In una Europa che a dispetto dell’ UE sembra sempre più divisa sui temi fondamentali assume un significato speciale la mostra che l’Istituto di Cultura Polacco offre alla città di Roma come occasione di riflessione: Riconciliazione per l’Europa, che illustra la riconciliazione tra polacchi e tedeschi dopo la II Guerra Mondiale.
Rileggiamo la storia. Quando nel 1945, i leader delle Grandi Potenze, decisero la divisione della Germania e delle aree di influenza sovietica e statunitense sull’ Europa ci fu uno spostamento dei tedeschi dall'Europa centrale e orientale mentre gli stati a est furono subordinati all'Unione Sovietica. La Polonia perse il 17% della sua popolazione e il 45% del suo territorio, che fu incorporato nell'URSS e ricevette alcuni territori orientali del Terzo Reich, le storiche province di Slesia, Pomerania occidentale e Prussia orientale oltre al territorio della Città Libera di Danzica.
Il confine stabilito tra la Polonia e la Germania divenne il motivo principale delle tensioni nelle relazioni post-belliche tra i due paesi. Venti anni difficilissimi. Ma al Concilio i vescovi polacchi e tedeschi erano insieme in Vaticano e così i vescovi cattolici polacchi scrissero una lettera ai vescovi tedeschi, con una frase: “In questo spirito molto cristiano, ma anche molto umano, noi tendiamo le nostre mani a voi seduti qui sui banchi di questo Concilio, mentre esso sta per concludersi, e perdoniamo e chiediamo perdono. E se voi, vescovi e padri conciliari tedeschi, tenderete le vostre mani fraternamente, allora e solo allora potremo celebrare il nostro Millennio nel modo più cristiano e con una coscienza tranquilla".
Un gesto storico voluto dall'arcivescovo Bolesław Kominek di Wrocław, autore di molti testi su questo argomento.
Seguendo da vicino il Concilio - ha spiegato il vaticanista e cronista del Concilio Gianfranco Svidercoschi,- ho capito l’influsso della lettera. Fu un fatto epocale perché per la prima volta la Chiesa cattolica chiedeva pubblicamente perdono. E’ stata una presa di coscienza, promossa da Mons.Kominek, che ha ispirato profondamente gli anni a venire. Lo stesso Papa Wojtyla ha caratterizzato il suo pontificato, nel solco di quel perdono, con una serie di richieste di mea culpa per gli errori commessi nella storia dalla Chiesa”.