Città del Vaticano , domenica, 14. novembre, 2021 10:32 (ACI Stampa).
Commentando il Vangelo odierno Papa Francesco – nell’omelia della Messa celebrata in San Pietro in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri – sottolinea due aspetti: “il dolore di oggi e la speranza di domani. Da una parte, sono evocate tutte le dolorose contraddizioni in cui la realtà umana rimane immersa in ogni tempo; dall’altra parte, c’è il futuro di salvezza che la attende, cioè l’incontro con il Signore che viene, per liberarci da ogni male”.
Oggi – osserva il Papa – “siamo dentro a una storia segnata da tribolazioni, violenze, sofferenze e ingiustizie, in attesa di una liberazione che sembra non arrivare mai. Soprattutto, a esserne feriti, oppressi e talvolta schiacciati sono i poveri, gli anelli più fragili della catena. La Giornata Mondiale dei Poveri ci chiede di non voltarci dall’altra parte, di non aver paura a guardare da vicino la sofferenza dei più deboli”.
I poveri – ricorda Francesco - sono “vittime dell’ingiustizia e della disuguaglianza di una società dello scarto, che corre veloce senza vederli e li abbandona senza scrupoli al loro destino. Dall’altra parte, però, c’è la speranza di domani. Gesù vuole aprirci alla speranza, strapparci dall’angoscia e dalla paura dinanzi al dolore del mondo. Per questo afferma che, proprio mentre il sole si oscura e tutto sembra precipitare, Egli si fa vicino. Nel gemito della nostra storia dolorosa, c’è un futuro di salvezza che inizia a germogliare. La speranza di domani fiorisce nel dolore di oggi”.
“La salvezza di Dio – prosegue il Papa - non è solo una promessa dell’aldilà, ma cresce già ora dentro la nostra storia ferita, si fa strada tra le oppressioni e le ingiustizie del mondo. Proprio in mezzo al pianto dei poveri, il Regno di Dio sboccia come le tenere foglie di un albero e conduce la storia alla meta, all’incontro finale con il Signore, il Re dell’Universo che ci libererà in modo definitivo”.
Dobbiamo “nutrire la speranza di domani risanando il dolore di oggi. La speranza cristiana – ricorda ancora il Pontefice - non è l’ottimismo beato, adolescente, di chi spera che le cose cambino e nel frattempo continua a farsi la sua vita, ma è costruire ogni giorno, con gesti concreti, il Regno dell’amore, della giustizia e della fraternità che Gesù ha inaugurato. A noi è chiesto questo: di essere, tra le quotidiane rovine del mondo, instancabili costruttori di speranza; di essere testimoni di compassione mentre attorno regna la distrazione; di essere presenze attente nell’indifferenza diffusa, noi non potremo mai fare del bene senza passare per la compassione”.