Roma , mercoledì, 10. novembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Qual è stato il ruolo delle Missioni italiane all’estero di fronte alla crisi della pandemia? É uno dei temi affrontati nella XVI edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana.
Come hanno affrontato gli italiani all’estero dal punto di vista sanitario, economico, sociale, culturale e psicologico la pandemia? Un ruolo più o meno importante nei lunghi e tragici giorni di isolamento, che con modalità e tempi diversi ha costretto la maggior parte della popolazione a restare chiusa in casa, è stato svolto per i nostri connazionali dalle MCI, le Missioni Cattoliche di Lingua Italiana presenti nel Mondo.
Molti connazionali, almeno quelli che vivono in Europa, hanno trovato in queste strutture “una risposta non solo religiosa e pastorale, ma anche una presenza sostanziale e di vicinanza concreta”, si legge nel testo firmato da Nicoletta Di Benedetto e da me in un capitolo dedicato a “Il lavoro pastorale delle Missioni Cattoliche Italiane alla prova del Covid-19”. Infatti elaborando le risposte ad un questionario a ‘risposte aperte’ predisposto dalla Fondazione Migrantes e inviate ai responsabili e coordinatori delle MCI con sedi in Europa, emerge che per molti sono state un faro a cui guardare e un ancora a cui aggrapparsi per sopravvivere al lockdown.
Quel cambiamento generale di colpo ha trovato tutti impreparati e ha pesato psicologicamente su tutti. I responsabili e coordinatori delle MCI hanno intuito subito che bisognava cambiare modalità per rimanere vicini alle proprie comunità e grazie alla tecnologia della “rete” sono state messe in campo nuove strategie: in primis usare i social come mezzo principale per raggiungere i fedeli anche per le funzioni religiose. E internet è diventato indispensabile per sopravvivere alla pandemia, anche come credenti. Con i primi segnali arrivati dai parrocchiani nel giro di pochissimo tempo si è passati dall’incontrarsi in chiesa e negli spazi messi a disposizione dalle parrocchie e dalle sedi delle MCI per accogliere le varie attività ricreative e sociali e le preparazioni ai sacramenti, agli appuntamenti ‘a distanza’ davanti agli schermi di computer o smartphone. Dal salutarsi stringendosi le mani si è passati alla manina agitata davanti ad uno schermo. Partecipare alla Messa, alla recita del Rosario, o ad un momento di preghiera tutto davanti ad uno schermo.
Dall’indagine gli autori spiegano come gli incontri sono diventati ‘virtuali’ e improvvisamente gli spazi messi a disposizione dalla nuova tecnologia come Facebook, Youtube, Zoom, WhatsApp, Messenger, che fino al giorno prima appartenevano solo alla generazione dei millennials, di colpo sono entrati a far parte anche dei loro padri, dei nonni, zii etc. e in breve tempo i fedeli si sono scoperti cybernauti, anche quelli più restii. Anche le attività pastorali, ove possibile, sono diventate social.