Padova , venerdì, 5. novembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Giuseppe Ungaretti “fra tutti i poeti egli è il più religioso, almeno fra i viventi; perché? Direi proprio per la purezza stessa della sua poesia, per la sua essenzialità. Non è un poeta didattico, non è un poeta narrativo, descrittivo, non è un poeta drammatico: è un lirico, un lirico puro. Ora, l’essenzialità della sua poesia spoglia non solo la sua espressione di ogni appoggio, ma spoglia il suo stesso sentimento, lo fa nudo, essenziale(…) Egli è il poeta che nella sua poesia essenziale si chiude nell’attimo che vive e non dona che l’attimo, non esprime che l’attimo; ma l’espressione dell’attimo è, precisamente per questo, espressione dell’eternità. Ridotto al minimo, egli dice tutto; ridotto al minimo, egli non si chiude più nel relativo. Tutta la sua poesia necessariamente postula l’immensità, si apre verso l’infinito, accenna al mistero”. Questo scrive nel 1961 don Divo Barsotti parlando del grande poeta che dimostra di amare e di capire profondamente.
Il più religioso fra i poeti di quel suo tempo, e forse, potremmo anche azzardare a postulare, dei nostri stessi giorni.
Queste riflessioni si sono imposte grazie all’occasione dell’uscita il 20 novembre di un saggio particolarmente stimolante dedicato appunto a Ungaretti. Si tratta di “Lo sguardo di Ungaretti” di Carla Boroni Donati, dedicato, come recita anche il sottotitolo, alla “visività e all’influenza dell’arte figurativa nella poesia ungarettiana”. Un percorso intenso e ricco di suggestioni all’interno del complesso rapporto tra Ungaretti e le arti figurative.
La sua poesia è fittamente intessuta di immagini, provenienti dalla prolungata concentrazione dello sguardo sulla natura e i paesaggi circostanti, di immagini iconiche provenienti dal mondo artistico, ma anche di immagini “mentali”, visionarie, oniriche, simboliche. In linea con i fermenti che stanno maturando nel periodo che va dalla fine dell’Ottocento agli anni Trenta e Quaranta, in Italia e in Europa. Il saggio in questione cerca di dare conto di tutti i diversi punti di vista che concorrono a rendere il rapporto poesia-visione-immagine-arte un elemento essenziale per la formazione della lirica ungarettiana, che si propone come verso che sgorga dalla vita stessa.
Torniamo così alle parole di don Barsotti, riportate anche da Avvenire nel 2014, quando il sacerdote, pensatore e letterato spiega che “la poesia di Ungaretti è il suo diario: l’ha accompagnato lungo tutta la sua vita. E il cammino di Ungaretti è, o almeno potrebbe essere, esemplare come è esemplare il cammino di un uomo vero. Un cammino che sembra aver approdato a un Dio personale. Lo studio di anime come la sua è una via per scoprire anche noi stessi”.