Città del Vaticano , mercoledì, 3. novembre, 2021 15:00 (ACI Stampa).
Un marito come tanti, diacono permanente e padre di famiglia Giampaolo Mollo. Eppure in questo Servo di Dio c’è qualcosa di speciale e il 5 novembre la Diocesi di Roma apre la fase dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità.
Alle 12 nella Sala della Conciliazione costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense monsignor Gianpiero Palmieri, vicegerente, nominato vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, delegato dal cardinale vicario Angelo De Donatis aprirà il rito.
Giampaolo Mollo nasce a Roma il 5 novembre 1941. Da ragazzo, trascorrendo le vacanze a Formia con la sua famiglia, conosce Anna Liberace, che diventerà sua moglie dopo cinque anni di fidanzamento. La loro vita scorre serena: Mollo lavora in banca, è impegnato nel sindacato, hanno due figli. Nel 1976, presso la parrocchia dell’Assunzione di Maria Santissima, al Quadraro, Mollo viene in contatto con la comunità carismatica qui presente, cioè la Comunità Maria, e inizia a frequentarla.
In questo nuovo contesto matura in lui, negli anni Ottanta, la vocazione al diaconato. All’età di 45 anni, il 22 novembre 1986, viene ordinato diacono permanente della diocesi di Roma, in San Giovanni in Laterano. Nel 1987, insieme a sua moglie e ad altre due coppie di coniugi – Alfredo e Jaqueline Ancillotti, Paolo e Carmen Serafini – e con la benedizione dell’allora cardinale vicario di Roma Ugo Poletti, fonda la “Comunità Gesù Risorto”. Nel 1991 è colpito da una grave malattia: il mieloma multiplo, che affronta con coraggio e fede. Muore il primo settembre del 1998. Il funerale si tiene due giorni dopo, in un’affollatissima basilica di San Giovanni Bosco, celebrato da monsignor Cesare Nosiglia, attualmente arcivescovo di Torino.
“Oltre che essere stato un padre spirituale per la sua comunità e un padre di famiglia, si è messo al servizio di tutta la diocesi con la scelta del diaconato – sottolinea il postulatore della causa Paolo Vilotta –. Mollo si è distinto anche negli ultimi otto anni della sua vita, durante i quali ha sofferto di una malattia gravissima. Seppure quasi immobilizzato, ha continuato a manifestare sempre la sua fede, ad essere presente. Era instancabile; era lui a confortare gli altri durante la malattia”.