E all'inizio, pensa di doverlo imitare anche materialmente. Così va in Terra Santa. Trascorre due anni come giardiniere nel convento delle Clarisse a Gerusalemme. Poi, poco a poco la sua fede matura. E capisce che certo, deve essere imitatore di Gesù, ma soprattutto in quello che Gesù è, nel suo comportamento. Non è necessario andare geograficamente dove Gesù è vissuto. Quindi c’è una spiritualizzazione in qualche modo. Una purificazione della comprensione della sua vocazione.
Allora sceglie un'ordine religioso particolarmente austero, i Trappisti. E poi, si ricorda di quello che ha fatto prima, in Morocco in particolare, e vuole essere vicino ai quelli che sono i più poveri, i più diseredati. E pensa ai Tuareg. E va a vivere in mezzo a loro.
Non può predicare come farebbe in un paese cristiano. Ma decide di essere missionario isolato, silenzioso, che offre la testimonianza della sua vita, della sua presenza, del suo impegno al loro servizio.
Si mette a loro servizio in questo senso. E poi, voleva essere accogliente. Vuole che la sua casa sia come quella di Betania che accolse Gesù. Quindi è questa la sua presenza: la testimonianza tramite la sua carità.
Si trova a vivere due due realtà molto diverse. Da una parte i soldati francesi nei loro fortini cattolici di nascita, ma miscredenti. E d'altra parte ci sono i musulmani. Certo, ritualisti, ma che danno veramente un esempio di una fede vissuta molto seriamente.
Allora, con i musulmani non parla di dogma né di religione. Ma usa il linguaggio della carità e così si sentono tanti amati di lui, tanto che quando é ammalato si prendono cura di lui. E allora, poco a poco, ha questa convinzione. Lui vuole essere il fratello di tutti. Al di là di differenze, anche differenze di religione, di cultura, di lingua, di situazione sociale. Tutti gli uomini sono fratelli. Anche se non lo conoscono o se lo chiamano con nomi diversi, Dio è l'unico Padre.
Questa è una lezione essenziale che ci lascia oggi Charles de Foucauld. Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di questo tipo di testimonianza. Perché spesso le passioni anche sono esacerbate, e Charles de Foucauld ci invita di andare di là di questo.
Questa imitazione di Gesu non è certo un tema nuovo, che ha inventato Charles de Foucauld... ma e' un ideale. Un ideale che invita proprio fa entrare il Vangelo nella vita del cristiano.
Oggi parliamo di dialogo interreligioso, ma non se ne parlava in quei tempi. E quindi, non dimentichiamo questo: Charles de Foucauld è un precursore perché aveva una grande rispetto per le persone. Le ama come sono. Come dice Benedetto XVI: "La fede non costringe. La fede attrae."
Perché tante persone amano Charles de Foucauld?
Perché lo sentono vicino. Ha scritto parecchio. ... ci sono ancora tanti testi da pubblicare. Coloro che non sono particolarmente credenti vedono in quest'uomo certamente una grandissima umanità. Quelli che l'hanno scoperto lo sentono molto vicino perché incarna in qualche modo l'ideale della fede cristiano.
E' attraente perché si presenta com'e', si vede un uomo diventato trasparente. In lui si vede Cristo.
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Quando si guardano le sue ultime fotografie, non e' vecchio, non ha 60 anni, ha perso i denti per lo scorbuto, è malato, è come se il suo corpo perdesse un po' della sua consistenza, della sua bellezza, e di lui rimane solo il cuore. In lui si vede Gesù che ha voluto imitare per tutta la vita.
Io direi che questo e' un po' il carisma di Charles de Foucauld. Quello che rimane di lui. E che una programma per tutti i cristiani e per gli altri.
Cos’altro ci insegna oggi?
Ha saputo rimanere fedele a quello che era e adottarsi al suo ambiente. Si può dire che lo ha fatto in arabo con gli islamici, pero’ è rimasto cristiano e che cristiano!
Ecco perché la canonizzazione è importante. Le canonizzazioni non sono per i santi, sono per noi, un grande atto ecclesiale. Basta ricordare che per le canonizzazioni si canta il Vangelo due volte: una volta in latino, una volta in greco. Per significare che è per tutta la Chiesa universale.