Città del Vaticano , lunedì, 26. ottobre, 2015 15:48 (ACI Stampa).
È la richiesta di un accordo sul clima “giusto e vincolante” quello che viene lanciato da Cardinali, Patriarchi e vescovi di tutto il mondo attraverso le associazioni continentali delle Conferenze Episcopali continentali. L’auspicio è che a Parigi, dove si tiene la COP21, ovvero la 21esima conferenza delle parti sul cambiamento climatico, si riesca finalmente a creare un vero cambiamento.
Un problema preso sul serio da Papa Francesco, che ha voluto fare una enciclica tutta dedicata al tema ecologico, seppur declinato in maniera ampia, e non semplicemente settoriale. E che poi lo stesso Papa ha sviluppato nel suo discorso alle Nazioni Unite, quando ha declinato gli obiettivi di sviluppo sostenibile nello sviluppo umano integrale, che è poi il tema principe della Dottrina Sociale della Chiesa.
La dichiarazione è stata firmata in Sala Stampa Vaticana il 26 di ottobre. Sottolinea che “credenti o non, siamo d’accordo oggi che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti sono destinati a beneficio di tutti,” e che “il danno al clima e all’ambiente ha enormi ripercussioni.” Viene notato “il forte impatto del rapido cambiamento climatico sui livelli del mare, sui fenomeni atmosferici estremi, sul deterioramento degli ecosistemi e sulla perdita di biodiversità.” Ma il cambiamento climatico ha soprattutto effetto sui Paesi più poveri.
Vescovi e patriarchi sottolineano che “l’accelerazione del cambiamento climatico è in gran parte dovuta all’attività umana incontrollata, che lavora su un modello particolare di progresso e sviluppo.” E in queste parole si legge anche la delusione del fallimento di molte conferenze, nonché della preconferenza di Bonn, che viene citata da quanti poi intervengono in Sala Stampa vaticana. I problemi sono sempre gli stessi: chi finanzierà il cambiamento? Chi controllerà le nazioni e le industrie (ma soprattutto le multinazionali) perché si facciano responsabili di questo cambiamento? A chi sarà attribuita una governance generale che governi il passaggio a un nuovo modello di sviluppo che sia anche sostenibile per il clima?
Il problema del carbone – che pure è delineato nella dichiarazione, quando si parla della dipendenza dai combustibili fossili – diventa parte del problema, non il centro del problema. A un certo punto si è creata anche una griglia di “pacchetti di inquinamento” che ogni nazione può utilizzare, con il risultato che le nazioni più ricche comprano un pacchetto dalle nazioni povere e non industrializzate quando queste non lo utilizzano. Si tratta di soluzioni che solo lontanamente possono creare un nuovo modello di sviluppo. Per questo, i vescovi chiedono che “l’accordo” a Parigi” deve anteporre il bene comune agli interessi nazionali,” e sottolineano che “è essenziale anche che i negoziati si concludano con un accordo vincolante che protegga la nostra casa comune e tutti i suoi abitanti.”