Strasburgo , mercoledì, 20. ottobre, 2021 9:00 (ACI Stampa).
Non è ancora finita, perché c’è una ulteriore possibilità di appello. Ma la decisione del 12 ottobre della Corte Europea dei Diritti Umani che ribadisce che no, la Santa Sede non può essere messa sul banco degli imputati per gli abusi sul clero, è comunque da considerare. Perché i casi di abuso hanno portato, da più parti, proprio all’idea di denunciare la Santa Sede, e persino di portare a testimoniare il Papa, o di considerare il Papa come responsabile perché i sacerdoti sarebbero suoi dipendenti. Era una strategia degli avvocati di creare clamore mediatico, forse, e cercare comunque di ottenere il massimo di risarcimenti. Ma, in questa strategia, si trova anche nascosto un attacco alla sovranità della Santa Sede.
Casi del genere erano stati diversi negli Stati Uniti, tutti finiti allo stesso modo. Era la prima volta, però, che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è stata chiamata a decidere su un caso del genere. E si è deciso, 6 voti a 1, che i tribunali in Belgio non hanno violato l’articolo 6 par. 1 della Convezione Europea dei Diritti Umani sul diritto di rivolgersi a un tribunale quando hanno opposto una difetto di giurisdizione sul Vaticano.
Il caso è conosciuto come J.C. ed altri vs. Belgio, ed è originato da una denuncia di un gruppo di 24 persone (belgi, francesi e olandesi) contro il Vaticano, ma anche contro leader cattolici e associazioni del Belgio. I 24, che dicono di aver subito abusi sessuali da preti cattolici quando erano bambini, hanno cercato di iniziare una causa civile contro il Vaticano per aver affrontato gli abusi del clero in “maniera strutturalmente deficiente”.
Si legge in una nota stampa della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che questa ha trovato la scelta di lasciar cadere la denuncia “non distaccata dai principi generalmente riconosciuti della legge internazionale in termini di immunità di Stato, e la restrizione al diritto di presentarsi a un tribunale non può perciò considerarsi sproporzionato ai legittimi fini perseguiti”.
Sarà da vedere cosa dirà la Grande Chambre, se i 24 denuncianti vorranno appellarsi (lo posso fare entro tre mesi). Il processo è iniziato nel luglio 2011, quando i denuncianti hanno iniziato una class action nella Corte di Prima Istanza di Ghent. La richiesta era di un risarcimento di 10 mila euro l’uno per le sofferenze causate loro da preti e membri di ordini religiosi. Nel 2013, la Corte ha detto che non aveva giurisdizione.