A vederli lì contorti e nodosi ti viene da pensare a quei vecchi contadini di una volta, seduti al sole d’autunno. Gli ulivi del Getsemani, quelli a fianco alla chiesa, da secoli guardano Gerusalemme dalla collina di fronte. Sono stati testimoni della Passione di Gesù?
Qualche tempo fa i frati francescani della Custodia hanno deciso di fare uno studio scientifico. Gli ulivi hanno almeno novecento anni, sono piante del dodicesimo secolo. La datazione riguarda solo il fusto e la chioma, ma le radici (che non sono databili) sono di certo più antiche.
Anche se forse questi ulivi non sono esattamente quelli che videro la passione di Gesù, sono comunque i testimoni della storia di milioni di pellegrini che fin dai tempi delle Crociate vennero a pregare in questo giardino. Le antiche cronache infatti raccontano che il giardino è stato sempre meta di pellegrinaggio e ci sono testimonianze scritte fin dal 333 dall’ Anonimo di Bordeaux.
La chiesa più antica costruita nel Giardino era una basilica bizantina distrutta da un terremoto nel 746. Poi fu costruita una cappella dai Crociati che venne abbandonata nel 1345. Forse i Crociati costruirono la loro cappella all’ombra delle antiche piante, o magari hanno voluto creare un giardino così come lo vedevano con gli occhi della fede.
Infine arrivarono i francescani nel 1681 che da allora curarono gli ulivi in modo particolare. Sui resti delle antiche chiese ora ne sorge una costruita negli anni ’20.
I ricercatori hanno scoperto anche le “impronte digitali” delle piante di ulivo basandosi sullo studio del Dna. Le analisi hanno descritto “profili genetici identici” tra tutti gli otto ulivi. Insomma sono ulivi gemelli, cioè “figli” della stessa pianta madre. Questo significa che sono stati piantati tutti insieme, forse proprio nel dodicesimo secolo, ma probabilmente anche molto prima.
“Nella prima giornata di raccolta abbiamo avuto una trentina di persone di circa quindici nazioni diverse” racconta Fr. Diego Dalla Gassa, responsabile del romitaggio del Getsemani.
Perchè raccogliere le olive in un luogo amato dal Signore e vedere la presenza di persone di diverse nazionalità, è anche un modo per pregare e meditare. Si incontrano persone di altre confessioni cristiane e persone non credenti.
Fr. Diego segue l’uliveto da dieci anni: “Gli esperti dicono che il raccolto vari di anno in anno, alternandosi tra annate buone o meno buone. Quest’anno gli alberi hanno reso di meno, ma il loro è sempre un frutto benedetto, anche se le olive sono piccole”.
Con quelle olive si fa subito un olio con un frantoio nel Giardino che viene donato agli altri conventi francescani.
Gli alberi secolari del Getsemani sono gestiti da Fr. Jad Sara. Il nocciolo delle olive serve per fare rosari e l’olio si usa per i Sacramenti.
I volontari tornano di anno in anno come per un ritiro spirituale: “compiere questo gesto così semplice, eppure così importante, come la raccolta delle olive, proprio come al tempo di Gesù” dicono.
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