Città del Vaticano , domenica, 17. ottobre, 2021 12:17 (ACI Stampa).
Papa Francesco subito dopo aver presieduto la Messa per i due nuovi vescovi si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. "Il Vangelo della Liturgia odierna racconta che due discepoli, Giacomo e Giovanni, chiedono al Signore di sedere un giorno accanto a Lui nella gloria, come fossero primi ministri o una cosa del genere. Ma gli altri discepoli li sentono e si indignano. A questo punto Gesù, con pazienza, offre loro un grande insegnamento: la vera gloria non si ottiene elevandosi sopra gli altri, ma vivendo lo stesso battesimo che Egli riceverà, di lì a poco, a Gerusalemme", dice subito il Papa.
"La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio - commenta il Papa nell'Angelus - Siamo di fronte a due logiche diverse: i discepoli vogliono emergere e Gesù vuole immergersi".
Il Pontefice si sofferma sul primo verbo: emergere. "Esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti. La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione. Sempre nella chiesa lo vediamo. Sempre, perciò, abbiamo bisogno di verificare le vere intenzioni del cuore, di chiederci: “Perché porto avanti questo lavoro, questa responsabilità? Per offrire un servizio oppure per essere notato, lodato e ricevere complimenti?”, spiega bene il Papa.
"Stavo vedendo quel servizio di A sua immagine delle Caritas perchè a nesuno mancasse il cibo, proccuparsi dei bisogni degli altri, ci sono tanti bisognosi oggi. Guardare e abbassarsi nel servizio e non arrampicarsi per la propria gloria", dice a braccio Francesco.
Poi c'è il secondo verbo, immergersi. "Gesù ci chiede di immergerci con compassione nella vita di chi incontriamo, come ha fatto Gesù con te, tutti noi - commenta il Pontefice prima della preghiera mariana - Guardiamo il Signore Crocifisso, immerso fino in fondo nella nostra storia ferita, e scopriamo il modo di fare di Dio. Vediamo che Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso, come la pioggia che cade sulla terra e porta vita. Ma come fare a mettersi nella stessa direzione di Gesù, a passare dall’emergere all’immergerci, dalla mentalità del prestigio a quella del servizio? Serve impegno, ma non basta. Da soli è difficile, però abbiamo dentro una forza che ci aiuta. È quella del Battesimo, di quell’immersione in Gesù che abbiamo già ricevuto per grazia e che ci direziona, ci spinge a seguirlo, a non cercare il nostro interesse ma a metterci al servizio".