Adeguare la cattedrale per una comunità diocesana significa avviare un vero e proprio processo ecclesiale di consapevolezza del proprio ruolo all’interno della società e offrire strumenti adeguati al compimento della propria missione di evangelizzazione e di carità.
Questo processo si inserisce all’interno di una storia architettonica e artistica di grande valore imprescindibile. L’innovazione liturgica si rende possibile solo all’interno di un dialogo rispettoso con la grande tradizione monumentale delle cattedrali.
La giornata rappresenterà le fondamentali esigenze della conoscenza degli edifici e dello spirito della liturgia prima di ogni nuova progettualità, i bandi in corso per dodici cattedrali.
Il luogo del commiato come il luogo del Battesimo sono altri due temi significativi di cui si discuterà.
Dagli atteggiamenti di laicizzazione, di rimozione e di anestetizzazione della morte, caratterizzanti la cultura occidentale da metà Ottocento, stiamo assistendo da tempo ad un nuovo interesse verso la qualità del morire, forme di commiato rispettose e umanizzanti e il desiderio di mantenere anche dopo la morte significativi legami con i propri cari. La forma celebrativa delle tre statio – casa, chiesa e cimitero – e delle due processioni che ritmano l’allontanamento del defunto dal mondo dei vivi, elaborata dalla liturgia cristiana, oggi è sempre meno praticabile nelle nostre città.
Si rileggerà l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” del 25 ottobre 2016 anche sul tema della dignitosa conservazione delle ceneri in luoghi adatti.
A propositi dei battisteri la sfida affascinante è quella di riflettere sull’importanza di una specificazione dell’arte e dell’architettura per la liturgia del sacramento che i padri definivano «tomba e grembo» perché nel fonte «muore l’uomo vecchio» e per la Pasqua di Cristo «rinasce l’uomo nuovo».
L’architettura dei luoghi del battesimo quale immagine del sacramento comunica e manifesta? Considerando che lo stesso rito del battesimo si articola in luoghi distinti, con i relativi percorsi, che devono essere tutti agevolmente praticabili. Quale collocazione dare al fonte nella progettazione delle nuove chiese o negli adeguamenti liturgici? In che modo la sua posizione e i percorsi verso esso e a partire da esso potranno essere non solo funzionali, ma anche chiaramente simbolici e per questo capaci di manifestare un’esperienza di accoglienza, di passaggio e di missione?
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