Impossibile riassumere tutti gli interventi che, per gli interessati, sono comunque on line.
Ne segnaliamo due. Uno si lega ad un altro importante anniversario, i 700 anni della morte di Dante Alighieri. Il professor Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia Nazionale di San Luca ha ricordato che l’immagine di Dante Alighieri, appare due volte nella Stanza della Segnatura, nella cosiddetta Disputa e nel Parnaso.
“Gli affreschi della Segnatura- spiega Strinati- furono una novità strepitosa nell’arte italiana, conglobando insieme composizioni ispirate ad altissima dottrina, possenti strutture prospettiche, maestosi gruppi di figure. Tutti fattori ampiamente adombrati dalle generazioni precedenti a Raffaello, ma da lui portati, e tutti insieme, ad un livello mai visto prima”.
Spiega Strinati che “le tre grandi scene principali( della Segnatura) sono accostabili all’idea delle tre dimensioni fisiche e concettuali della Commedia: la cosiddetta Scuola di Atene è il regno del paganesimo ma di un paganesimo esprimente la più eletta dottrina giunta a sfiorare il cristianesimo nascente come toccò in sorte a Virgilio; il Monte Parnaso, dove gli spiriti magni si danno convegno svolge la funzione di rito di passaggio dove Apollo e le Muse dominano ma in atteggiamento di estatica devozione all’arte e allo spirito; mentre l’Adorazione dell’Eucarestia è pensata come elevazione cui han posto mano e cielo e terra”.
Dante appare nel Purgatorio parnassiano e nel Paradiso eucaristico. “La fisionomia del Dante di Raffaello è quella che dominerà poi sempre fino ad oggi l’immaginario collettivo. Anzi Raffaello è il primo che definisce la fisionomia dantesca in tal modo”. Un prototipo in pratica: “Dante ha un volto irregolare e severo, e quel volto è la metafora visiva della sua eccezionalità assoluta. Non dialoga con gli altri personaggi della Segnatura ma fa evidentemente parte per se stesso”.
Utilissima per chi si avvicina alla storia di Raffaello in Vaticano la relazione del professor Pietro Zander Responsabile Necropoli Vaticana e Antichità Classiche della Fabbrica di San Pietro.
Si inizia con la “Donazione di Costantino” rappresentazione della Memoria Apostolica nell’antica basilica, che all’epoca era coperta dal “Tegurium bramantesco” che proteggeva la tomba dell’ Apostolo durante la costruzione della nuova basilica.
Una curiosità: nell’immagine c’è una zanna di elefante che forse era riferita alla vita di Costantino, erudito riferimento alla peste (“il mal dell’elefante”) dell’imperatore e alla sua successiva conversione alla fede cristiana.
Ma “la fortuna di Raffaello in San Pietro” si manifesta soprattutto nella trasposizione musiva
dei suoi capolavori da parte dello Studio del Mosaico Vaticano. Due opere rimaste fino ad oggi nell’ombra meritano attenzione: il Profeta Isaia della chiesa di Sant’Agostino a Roma e le Allegorie sulla volta della Stanza della Segnatura del Palazzo Apostolico. Opere realizzate a metà del 1800.
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