Roma , venerdì, 27. marzo, 2015 16:43 (ACI Stampa).
L’annuncio è dato in contemporanea a Roma e Firenze e Prato: Papa Francesco il 10 novembre sarà nelle due città toscane. A Roma l’annuncio è stato dato dal segretario della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino presentando alla stampa la conclusione dei lavori del Consiglio permanente.
A Firenze il cardinale Betori ha anche rivelato che Bergolgio non conosce la città. A Prato, come a Roma, si è tenuto a ricordare che la visita è per tutta la cittadinanza e non solo per i lavoratori cinesi. Monsignor Franco Agostinelli ha spiegato che Francesco arriverà intorno alle 8.00 a Prato in elicottero e poi sarà in cattedrale per incontrare il mondo del lavoro. Poi si sposterà a Firenze in cattedrale per incontrare i partecipanti al V Convegno ecclesiale della Chiesa italiana. mezz’ora dopo sarà nella basilica Santissima Annunciata per un incontro con i malati e alle 13 pranzerà con i poveri alla mensa di San Francesco poverino in piazza Ss. Annunziata. Alle 15.30 circa è prevista la celebrazione della messa nello stadio comunale “Luigi Franchi”, poi il rientro in Vaticano.
A Roma monsignor Galantino ha spiegato il senso del viaggio del Papa come una attenzione speciale alla Chiesa italiana, che sarà evidente anche nell’ incontro durante la Assemblea generale di maggio. Dal 18 al 21 del mese i vescovi italiani saranno come sempre in Vaticano e tra i temi ci saranno anche quelli più “caldi” come le proposte normative sulle unione tra omosessuali e la questione del gender.
Sulla proposta di ddl Cirinnà Galantino ha detto che “ancora una volta è in atto un tentativo di equiparare realtà che di fatto sono diverse tra loro”. La proposta approvata ieri alla commissione giustizia del Senato, che intende dare vita in Italia alle “unioni civili”, parificandole di fatto al matrimonio eccetto che per le adozioni, deve essere discussa ora in parlamento. Si tratta per Galantino di un “uso improprio e ideologico dello strumento giuridico. Occorre invece avere il coraggio di riconoscere le differenze, senza pretese di fare del terrorismo linguistico, confondendo il doveroso rispetto dei diritti con una forzature giuridica”.