Bologna , venerdì, 24. settembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Anche quella mattina di ottobre, fredda e chiusa nella morsa della paura, l’ultima della sua vita terrena, don Giovanni la vive come quasi tutte le altre della sua giovane vita: pensando a chi è nel bisogno, a chi non ce la fa, a chi è solo e in pericolo. Sono tempi duri, durissimi, giorni di una guerra sanguinosa e senza confini.
Nelle sue montagne, che si alzano dolcemente poco fuori Bologna, il giovane prete pedala senza sosta, di paese in paese, di casa in casa, per portare un po’ di cibo, per far passare messaggi e appelli, per seppellire i morti, per liberare quanta più gente possibile e per aiutare tutti coloro che lo chiedevano: partigiani ma anche fascisti e nazisti, tutti, perché si sente un “fratello di tutti” e non vuole lasciare da solo nessuno.
Quel giorno, il 13 ottobre don Giovanni Fornasini è come sempre in giro con la sua bici, ma si sente il cuore più pesante del solito, sta cercando notizie di un confratello, teme che i nazisti, ormai accampati nei dintorni, l’abbiano catturato, forse ucciso. Così girando si imbatte lui stesso nei tedeschi, che lo fermano, lo accusano di essere in combutta con i partigiani, sanno che molti preti lo fanno, aiutano e prestano soccorso. Non vogliono però ricordare che quel pretino, “pastore”, come lo definiscono loro, ha spesso aiutato anche loro commilitoni, senza chiedere nulla, solo perché Giovanni è profondamente convinto che vivere il Vangelo significhi amare il prossimo come se stesso, indistintamente. Lo picchiano selvaggiamente, poi lo uccidono con una violenza che sembra irreale, tanto che la testa verrà trovata staccata dal corpo. Quel corpo martoriato, il corpo di quello che ormai tutti, nella zona dell’Appennino bolognese, conoscono come “l’angelo di Marzabotto”, sarà ritrovato solo un anno dopo dal fratello che lo ha cercato senza sosta e potrà avere una degna sepoltura.
Ora don Giovanni Fornasini viene proclamato beato, con una celebrazione a Bologna, domenica prossima. Se si può citare “un testamento della sua vita è che non lasciava dietro nessuno”, secondo l'arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, rievocando la straordinaria figura del sacerdote martire, ucciso dai nazifascisti il 13 ottobre 1944 a San Martino di Caprara, testimone degli eccidi avvenuti a Monte Sole, Marzabotto.
Il cardinale ha presentato gli eventi della beatificazione, a chiusura del Festival Francescano a Bologna. La celebrazione domenica 26 settembre sarà presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a nome di papa Francesco. L'evento si svolgerà nella Basilica di San Petronio.