Città del Vaticano , venerdì, 23. ottobre, 2015 10:58 (ACI Stampa).
Nel segno di San Giovanni Paolo II. Il vescovo Jan Vokál di Hradec Králové (Repubblica Ceca) tiene l’omelia dell’Ora Terza, la preghiera con cui si apre la 16esima congregazione generale del Sinodo dei vescovi. E tutta la sua riflessione, che inizia con un brano del profeta Amos, si incentra proprio su alcuni temi cari a Giovanni Paolo II.
Sottolinea il vescovo che a volte abbiamo bisogno “di alzare gli occhi al cielo, e ricordarci che non siamo noi i padroni del mondo e della vita,” e fare come “amava fare San Giovanni Paolo II.
“Abbiamo bisogno di sentirci piccoli – come in realtà siamo – nel grande universe che Dio ha creato e continua a creare e vivificare in ogni istante,” afferma il vescovo Vokál. Perché – aggiunge – “senza accorgecene dimentichiamo dove siamo e chi siamo; perdiamo il senso della nostra vera dimensione; a volte ci sentiamo onnipotenti, mentre non lo siamo; a volte ci sentiamo impotenti, mentre non lo siamo.” E ritorna una imagine del profeta Amos nella riflessione del vescovo ceco: “Siamo come un filo d’erba, ma il nostro cuore è capace di infinito.”
Anche perché “tra tutte le creature - che, a modo loro, sono più umili e obbedienti di noi al Creatore - noi umani siamo gli unici a riconoscere, e a volte a sentire, che questa onnipotenza di Dio, questa sua incomprensibile grandezza, è tutta e solo amore, e amore misericordioso, tenero, compassionevole, come quello di una madre per i suoi figli piccoli e fragili.”
Ritorna, nelle parole del vescovo, San Giovanni Paolo II. Il quale – dice – “ci ha lasciato in eredità la profeziona che questo è il tempo della misericordia. Ha intitolato alla Divina Misericordia la II domenica di Pasqua, ed è spirato proprio alla vigilia di questa domenica.”