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Papa Francesco – Ebrei, il carteggio Koch – Sandmel - Arussi

È della scorsa settimana la notizia che il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha scritto a due rabbini per specificare la posizione del Papa riguardo il mondo ebraico

Papa Francesco, Cardinale Koch | Papa Francesco e il Cardinale Kurt Koch incontrano i Rappresentanti della Comunità Ebraica in occasione della commemorazione del 50° anniversario della morte del Cardinale Bea, 28 febbraio 2019 | Vatican Media / PCPUC Papa Francesco, Cardinale Koch | Papa Francesco e il Cardinale Kurt Koch incontrano i Rappresentanti della Comunità Ebraica in occasione della commemorazione del 50° anniversario della morte del Cardinale Bea, 28 febbraio 2019 | Vatican Media / PCPUC

Non era la prima volta che alcune dichiarazioni di Papa Francesco avessero causato delle reazioni nel mondo ebraico. Il tema è sempre quello: la presentazione dell’Ebraismo come una religione solo della legge, nemmeno misericordiosa, cui si contrappone il cristianesimo, che si risalterebbe da alcune parole di Papa Francesco. Il caso si è ripetuto a seguito dell’Angelus dell’11 agosto, e ha creato un botta e risposta tra due rabbini e il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dicastero che include in sé anche la Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei.

La lettera sono state rese pubbliche il 10 settembre sul sito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ed è stata inviata il 3 settembre. I due destinatari sono il rabbino Rasson Arussi, presidente della Commissione del Rabbino Capo di Israele per il Dialogo con la Santa Sede a Gerusalemme; e il rabbino David Sandmel, presidente dell’International Jewish Committee per le Consultazioni interreligiose a New York. Entrambi avevano scritto al Cardinale Koch. Arussi aveva scritto a Koch il 12 agosto, e una lettera simile era arrivata il 24 agosto. Entrambe lamentavano alcune affermazioni di Papa Francesco all’udienza generale dell’11 agosto. Era la quarta udienza della serie dedicata alla lettera di San Paolo ai Galati, e riguardava la parte in cui San Paolo affrontava una disputa su come i cristiani avrebbero dovuto seguire la legge Mosaica”.

Papa Francesco aveva notato che “la Torah, la legge, non era di fatto inclusa nella promessa fatta ad Abramo”, e sottolineato che Paolo aveva sempre osservato la Legge, ma che questa “non dà la vita, non offre il compimento della promessa perché non è capace di compierla”.

Queste parole avevano suscitato varie reazioni nel mondo ebraico. Già il rabbino capo di Roma Di Segni aveva notato che le parole del Papa rischiavano ancora una volta di promuovere l’immagine dell’Ebreo attaccato alla legge e il cristiano misericordioso.Il 25 agosto, Arussi si è detto preoccupato del fatto che i commenti di Papa Francesco potessero implicare che la legge ebrea fosse obsoleta.

Il Cardinale Koch ha risposto, sottolineando di essersi prima di tutto consultato con Papa Francesco.

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“Nel discorso del Santo Padre – ha scritto il Cardinale Koch – la Torah non viene diminuita di valore, dato che il Papa espressamente afferma che non era opposta alla legge mosaica; piuttosto, Paolo ha osservato la legge, enfatizzato la sua origine divina e ha attribuito ad essa un ruolo nella storia della salvezza”.

Insomma, la frase sulla legge che non dà la vita “non dovrebbe essere estrapolata dal contesto, ma dovrebbe essere considerata nella cornice globale della teologia paolina”.

Il Cardinale Koch nota che la convinzione cristiana è che “Gesù Cristo è la nuova via di salvezza. Tuttavia, questo non significa che la Torah è diminuito o non più riconosciuta come la via di salvezza per gli Ebrei”. E questo, spiega il Cardinale Koch, è stato sottolineato anche da Papa Francesco, in un discorso del 2015 al Consiglio Internazionale di Cristiani e Ebrei.

Insomma, ha spiegato il capo del dicastero ecumenico vaticano, Papa Francesco rifletteva “sulla teologia paoline nel contesto storico di una data era”, non commentando sull’Ebraismo contemporaneo, e che anzi non ha “messo in discussione in nessun modo il fatto che la Torah sia cruciale per l’Ebraismo moderno”.

Il Cardinale Koch ha dunque ricordato “le positive affermazioni fatte costantemente da Papa Francesco sull’Ebraismo”, che non fanno “in alcun modo presumere che stia tornando ad una cosiddetta dottrina del disprezzo”, perché Papa Francesco “rispetta pienamente i fondamenti del giudaismo e cerca sempre di approfondire i legami di amicizia tra due tradizioni di fede”.

Come prova del rispetto del Papa nei confronti dell’Ebraismo, il Cardinale Koch indica anche il documento “Tra Gerusalemme e Roma”, pubblicato nel 2017 per festeggiare il 50esimo anniversario della Dichiarazione Nostra Aetate. Nel testo, i cui contenuti erano stati approvati dal Papa, si metteva in luce come “differenze dottrinali non e non possono impedire la nostra pacifica collaborazione per il miglioramento del nostro mondo condiviso e le vite dei figli di Noè”.

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Il Cardinale Koch ha quindi concluso: “Confido che questa risposta chiarifichi lo sfondo teologico delle parole del Santo Padre”.