Città del Vaticano , lunedì, 20. settembre, 2021 18:00 (ACI Stampa).
La Spina ormai è solo una memoria di Roma che troviamo nei testi di scrittori e viaggiatori di tutte le epoche.
Ad esempio Antonio Nibby, archoleogo e topografo della città di Roma, autore di testi che erano vere e proprie guide della città, nel suo testo Roma nell’anno 1838 descriveva così la famosa Piazza Scossacavalli che divideva la Spina in due: “ Trovasi questa piazza a non molta distanza dal Vaticano: da che abbia derivazione il suo nome si disse già parlando della chiesa dedicata a San Giacomo che ne occupa la parte verso levante. La forma della piazza è quadra e ai lati di essa passano le vie di Borgo vecchio e di Borgo nuovo: ha nel mezzo una buona fontana, descritta già a sul luogo, e l’ornano diverse eccellenti fabbriche fra le quali sono il palazzo de’ Convertendi, e quello posseduto oggi dal duca D. Alessandro Torlonia”.
Dettagli che insieme alla foto di Sciamanna e ai quadri di Fammilume ci fanno rivivere una particolare atmosfera romana.
Anche le piante raccontano la storia della Spina ovviamente a partire dalla “forma urbis” rinascimentale, anche se alcune mappe raccontano la zona in precedenza, segnata cioè dalle vestigia romane.
Nella zona del Vaticano emergono ancora la Mole Adriana e il Sepolcro di Romolo, ma intanto appare la basilica e in asse l’ospedale di Santo Spirito. Dalla Roma dei Cesari si inizia a pensare alla Roma dei Papi.