Roma , venerdì, 17. settembre, 2021 14:00 (ACI Stampa).
In teologia, in particolar modo, sembra mancare un’appropriata metodologia che faccia emergere la qualità simbolica corrispondente a quella libera e, quindi, pratica del rapporto tra coscienza e verità”.
Così inizia il nuovo libro, ‘Teologia del gioco’, del teologo Fabio Cittadini, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a cui abbiamo chiesto di spiegarci il motivo del titolo: “Beh ad un libro bisogna dare un titolo, anche se è sempre difficile. ‘Teologia del gioco’ perché lo sguardo, il taglio è principalmente teologico. Principalmente … in quanto è un libro dal forte carattere interdisciplinare. Si va dall’antropologia alla sociologia, dalla psicologia alla filosofia. Insomma si cerca di dimostrare come i confini tra discipline si possano abbattere e la teologia consente un dialogo superando l’autoreferenzialità di ciascun ambito. Pertanto è un’opera che può essere letta da tutti”.
Quale funzione ha il gioco nella Bibbia?
“Andando oltre la ricorrenza del termine gioco o del verbo giocare (se un termine non ricorre non vuol dire che di quel fenomeno non se ne parla) e facendo riferimento ai diversi giochi che sono descritti nella Bibbia, documento nella mia opera come il fenomeno ludico compaia in luoghi strategici, propiziando un’esegesi del testo biblico inedita. Un esempio, che purtroppo non trova ancora del tutto concordi gli esegeti: accanto a Dio che crea c’è la sapienza che gioca. Questo fatto impone di rileggere il testo biblico in un’altra ottica tanto più che in quella sapienza i primi cristiani ci vedranno Cristo”.