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Il Papa a Šaštin: “In Maria c’è il cammino, la profezia, la compassione”

Presso la Spianata del Santuario Nazionale della Beata Vergine Maria dei Sette Dolori, a Šaštin, Papa Francesco celebra la sua ultima Messa in Slovacchia

Papa Francesco, Messa a Šaštín |  | Andrea Gagliarducci / Vamp pool
Papa Francesco, Messa a Šaštín | Andrea Gagliarducci / Vamp pool
Papa Francesco, Messa a Šaštín |  | Vatican Media / ACI group
Papa Francesco, Messa a Šaštín | Vatican Media / ACI group

Presso la Spianata del Santuario Nazionale della Beata Vergine Maria dei Sette Dolori, a Šaštin, Papa Francesco celebra la sua ultima Messa in Slovacchia. E' l'ultimo appuntamento prima di tornare a Roma. "In questo Santuario nazionale di Šaštín, il popolo slovacco accorre, con fede e devozione, perché sa che è Lei, Maria, a donarci Gesù. Nel logo di questo Viaggio Apostolico c’è una strada disegnata dentro un cuore sormontato dalla Croce: Maria è la strada che ci introduce nel Cuore di Cristo, che ha dato la vita per amore nostro", dice subito il Papa nella sua omelia.

Francesco riconosce in Maria tre caratteristiche della fede: il cammino, la profezia, la compassione. Anzitutto, la fede di Maria "è una fede che si mette in cammino". "Non ritenne un privilegio l’essere stata chiamata a diventare Madre del Salvatore; non perse la gioia semplice della sua umiltà per aver ricevuto la visita dell’Angelo; non rimase ferma a contemplare sé stessa, tra le quattro mura di casa sua. Al contrario, Ella ha vissuto quel don ricevuto come missione da compiere; ha sentito l’esigenza di aprire la porta e uscire di casa; ha dato vita e corpo all’impazienza con cui Dio vuole raggiungere tutti gli uomini per salvarli con il suo amore", osserva il Papa.

Ogni anno Saštín accoglie migliaia di pellegrini nella Basilica dei Sette Dolori della Vergine Maria, uno dei più importanti santuari mariani del Paese, dedicato alla Madonna dei Sette Dolori, patrona della Slovacchia.

Per il Pontefice "la Vergine è modello della fede di questo popolo slovacco: una fede che si mette in cammino, sempre animata da una devozione semplice e sincera, sempre in pellegrinaggio alla ricerca del Signore. E, camminando, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio d’amore verso Dio e i fratelli. Grazie per questa testimonianza!".

"Quando i preti si fermano ammalano il popolo di Dio", dice il Papa a braccio chiedendo al popolo di Dio non fermarsi, come Maria. 

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Poi, "quella di Maria è anche una fede profetica. Con la sua stessa vita, la giovane fanciulla di Nazaret  profezia dell’opera di Dio nella storia, del suo agire misericordioso che rovescia le logiche del mondo, innalzando gli umili e abbassando i superbi", come osserva il Papa.

"Non dimentichiamo questo: non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. Gesù è segno di contraddizione. È venuto a portare la luce dove ci sono le tenebre, facendo uscire le tenebre allo scoperto e costringendole alla resa. Per questo le tenebre lottano sempre contro di Lui. Chi accoglie Cristo e si apre a Lui risorge; chi lo rifiuta si chiude nel buio e rovina sé stesso - commenta il Papa - Di questi profeti ha bisogno oggi anche la Slovacchia. Non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere “segni di contraddizione” nel mondo. Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo".

Infine, Maria è la "Madre della compassione". "Maria, lacerata nell’anima, Madre compassionevole che raccoglie le nostre lacrime e nello stesso tempo ci consola, indicandoci in Cristo la vittoria definitiva. E Maria Addolorata, sotto la croce, semplicemente rimane. Sta sotto la croce. Non scappa, non tenta di salvare sé stessa, non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore. Questa è la prova della compassione: restare sotto la croce. Restare col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio Dio trasforma il dolore e vince la morte", spiega Papa Francesco.

La storia del Santuario Nazionale di Šaštín, o Basilica dei Sette Dolori della Vergine Maria, ha origine nel XVI secolo, quando una piccola cappella, in un crocevia, accolse una statua della Madonna Addolorata  - alta 85 cm e larga 91 cm - con il Cristo morto sulle ginocchia. Era stata realizzata in legno di pero proveniente dall’area danubiana ed era stata commissionata nel 1564 da Angelika Bakičová, moglie del conte Imrich Czobor, signore del territorio di Šaštín, per adempiere ad un voto. La nobildonna aveva chiesto l’intercessione della Vergine perché il marito, uomo irascibile, cambiasse d’animo e la sua preghiera era stata esaudita.

Nel 1710, in seguito alla segnalazione di prodigiose guarigioni, venne istituita una commissione d’inchiesta. Furono studiati 726 casi e il 10 novembre 1732 la statua venne dichiarata miracolosa e affidata alla custodia del parroco di Šaštín. L’anno successivo, i paolini, intenzionati a costruire una chiesa che fosse meta di pellegrinaggio e un monastero, chiesero che la statua della Vergine Maria dei Sette Dolori venisse loro affidata.

Il 22 aprile 1927 Pio XI, con il decreto “Celebre apud Slovaccham gentem”, dichiarò la Vergine dei Sette Dolori patrona della Slovacchia, mentre con il decreto Quam pulchra, il 23 novembre 1964, Paolo VI elevò la chiesa a Basilica Minore. Il 6 giugno del 1987 vi si è recata in visita Madre Teresa di Calcutta. Il 1° luglio 1995, Giovanni Paolo II, in pellegrinaggio apostolico in Slovacchia, ha celebrato Messa davanti al santuario alla presenza di oltre 200 mila fedeli.

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Sono circa 60.000 le persone che hanno partecipato alla Messa di oggi, giornata in cui la Slovacchia celebra la sua Santa Patrona, la Vergine Addolorata.

Prima della Messa il Papa ha incontrato in forma privata i Vescovi slovacchi e ha recitato una preghiera. “Nostra Signora dei sette dolori, siamo riuniti qui davanti a te come fratelli, grati al Signore per il Suo amore misericordioso. E tu sei qui con noi, come con gli Apostoli nel Cenacolo”, recita così la preghiera pronunciata dal Papa.

"È giunto ormai il momento di congedarmi dal vostro Paese. In questa Eucaristia ho reso grazie a Dio per avermi donato di venire in mezzo a voi; e di concludere il mio pellegrinaggio nell’abbraccio
devoto del vostro popolo, celebrando insieme la grande festa religiosa e nazionale della Patrona, la Vergine Addolorata. Ringrazio di cuore voi, cari fratelli Vescovi, per tutta la preparazione e l’accoglienza. Rinnovo la mia riconoscenza alla Signora Presidente della Repubblica e alle Autorità civili. Sono grato a tutti
coloro che in diversi modi hanno collaborato, soprattutto con la loro preghiera. E sono lieto di rinnovare il mio saluto ai Membri e agli Osservatori del Consiglio Ecumenico delle Chiese che ci onorano con la loro presenza", questo il saluto del Papa al termine della Messa.

Il Papa ha donato poi una Rosa d'oro alla Vergine Addolorata e al Santuario di Šaštin. È un dono esclusivo dei Sommi Pontefici in visita ai
Santuari Mariani. L’oggetto è d’argento ed è composto dalla base in
marmo, sormontato da un vaso in argento con lo stemma papale, da cui partono i rami con quattro rose e foglie.

Alla fine della celebrazione a Šaštin, il Papa si trasferisce in auto all’Aeroporto Internazionale di Bratislava per congedarsi dalla Slovacchia.

pezzo aggiornato alle ore 11.30 con il saluto del Papa