Bratislava , mercoledì, 15. settembre, 2021 12:30 (ACI Stampa).
Furono 999 le donne ebrei della Slovacchia Orientale le prime deportate 79 anni fa dalla Slovacchia, che approvò poi i trasferimenti retroattivamente nel 1941. Soltanto venti di loro sopravvissero. Fino all’ottobre 1942, lo Stato slovacco mandò 58 mila dei suoi cittadini a morte certa, cui si aggiunsero quelli di una seconda ondata di deportazioni che porta la stima degli ebrei slovacchi deportati a 70 mila. Era un Paese dilaniato dalla guerra. In quella situazione, la Chiesa cattolica difese gli ebrei. E lo fecero, in particolare, le Suore Orsoline, che diedero rifugio a diversi ebrei, salvando loro la vita.
Di questa storia era una testimonianza Suor Samuela, chiamata a parlare davanti Papa Francesco lo scorso 13 settembre, a Bratislava, nello spazio di quella che fu una sinagoga poi distrutta dal governo comunista. Suor Samuela ha conosciuto una delle suore che avevano nascosto gli ebrei, che è morta a 104 anni, e ha raccolto le storie di alcuni sopravvissuti. È grazie ai sopravvissuti che si è venuti a conoscenza del lavoro delle suore.
Cosa hanno fatto le suore Orsoline per salvare gli Ebrei?
Avevamo una scuola nel centro di città, avevamo anche un’altra casa, e un collegio in centro. Sono stati nascondigli. Non sappiamo a quanti ebrei abbiamo dato rifugio, non ci sono cronache o registrazioni: era molto pericoloso farlo. Dopo anni, però, questo lavoro è stato raccontato da vari testimoni.
Chi sono i testtimoni?