Tolentino , martedì, 14. settembre, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Il ciclo di affreschi del Cappellone di san Nicola a Tolentino, santo di cui si è celebrata la festa lo scorso 10 settembre, è uno dei più suggestivi e meglio conservati cicli pittorici del Trecento italiano: ritenuti, in modo unanime dalla critica, opera del giottesco Pietro da Rimini, in passato sono stati ignorati dagli studiosi forse per via della loro ubicazione decentrata o per le corpose ridipinture che ne impedivano una corretta leggibilità.
Quando queste furono rimosse, grazie ai restauri del 1891, si arrivò finalmente ad una riscoperta
degli affreschi e, dopo qualche anno, alle prime ipotesi di attribuzione del ciclo intorno alla scuola
giottesca riminese e ai modi di Pietro da Rimini.
Il cappellone è completamente affrescato, dai costoloni della volta alle vele, alle pareti: il colore
dello sfondo, un blu intenso, caratterizza l’intera stanza ricordando l’ambiente della giottesca
Cappella degli Scrovegni. Guardando in alto, in ogni vela si trovano, seduti al proprio tavolo pieno
di volumi aperti, i quattro Evangelisti, in coppia con uno dei Dottori della Chiesa. Le pareti si
dividono in ordini dove sono raccontate le storie della Madonna , le storie della vita di Gesù e,
infine, le storie di san Nicola da Tolentino. L’intero ciclo culmina nella crocifissione di Cristo che
coincide con un piccolo altare marmoreo posto sotto la scena dipinta.
Per comprendere meglio questa meraviglia pittorica, denominata appunto ‘Cappellone’, abbiamo
intervistato l’autrice del libro I doni dello Spirito. Gli affreschi del Cappellone di san Nicola a
Tolentino, Valentina Rapino, laureata in Storia dell’arte e archeologia all' Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e curatrice di molte pubblicazioni sul rapporto tra arte e fede, a cui abbiamo chiesto di spiegarci per quale motivo è stato affrescato il Cappellone di san Nicola di Tolentino:
“Alla base della decorazione del Cappellone vi è sia la volontà di celebrare le gesta di un santo
molto venerato dalla popolazione locale sia di mettere in evidenza la spiritualità dell’Ordine degli
Eremitani di Sant’Agostino, Ordine al quale san Nicola apparteneva. La datazione degli affreschi è
controversa e oggi viene fatti risalire ai primi venti anni del Trecento o comunque collocata prima
del 1325, anno in cui venne avviato il processo di canonizzazione di San Nicola da Tolentino. Non
si hanno notizie certe neanche sull’originale destinazione del Cappellone, forse cappella o sala
capitolare del convento (la sala in cui si riuniva la comunità monastica, il che spiegherebbe la
vocazione colta del suo programma iconografico)”.