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Polonia in festa: beatificati il Cardinale Wyszyński e Madre Elisabetta Róża Czacka

La messa di beatificazione a Varsavia è stata presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi

Il rito di beatificazione |  | Arcidiocesi di Varsavia / Conferenza Episcopale Polacca / G. Gałązka
Arcidiocesi di Varsavia / Conferenza Episcopale Polacca / W. Łączyński
Il rito di beatificazione | Arcidiocesi di Varsavia / Conferenza Episcopale Polacca / G. Gałązka Arcidiocesi di Varsavia / Conferenza Episcopale Polacca / W. Łączyński
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Grande festa stamane a Varsavia per la beatificazione dei Servi di Dio Stefan Wyszyński ed Elisabetta Róża Czacka. Il rito è stato presieduto a nome del Papa dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

Il Cardinale Wyszyński – ha detto il Cardinale Semeraro nell’omelia - ”guidò con coraggio, costanza e decisione la nave della Chiesa che è in Polonia, opponendo a un’ideologia che disumanizzava l’uomo e lo allontanava dalla pienezza di vita, il Vangelo di Cristo vissuto con fedeltà. Non si risparmiò in nulla, sopportò tutte le umiliazioni e sofferenze”.

Amico di San Giovanni Paolo II “vero figlio della Polonia, aveva davvero nel cuore una devozione profonda alla Vergine Maria: come sotto il suo sguardo materno aveva visto nascere la sua vocazione e sotto lo stesso sguardo aveva consacrato a Dio la sua vita e le sorti della Nazione Polacca, così fu lei a insegnargli ogni giorno del suo ministero a vivere solo per lui e a lui solo piacere”.

La Beata Elżbieta Róża Czacka – ha proseguito il Prefetto – “decise di dedicare la sua vita al servizio delle persone non vedenti, che all’epoca, sul territorio della Polonia, non potevano contare all’aiuto degli altri e ricevere una valida istruzione. Con la sua straordinaria operosità e dedizione Beata Elżbieta Róża ci attesta che non ci sono ostacoli per chi voglia amare Dio e come Dio. Anche alla sua vita non mancarono molteplici difficoltà, nelle quali, con inaudita speranza, riaffermò costantemente la propria fedeltà a Dio che è amore”.

“I due nuovi Beati – ha ricordato il Cardinale Semeraro - avevano ricevuto dal Signore, tramite la famiglia, la Chiesa e questa Nazione, il bene inestimabile della fede e la vivacità di una tradizione secolare di amore a Dio”. In cambio hanno offerto “la certezza vissuta del primato di Dio  capace di ridonare all’uomo la sua dignità. Trasmisero la testimonianza di una vita fedele al Vangelo, a qualunque costo. Lasciarono l’esempio del servizio ai bisogni concreti dell’uomo, che vive accanto a noi e busse alle nostre porte, anche quando nessuno se ne prende più cura e pare che a vincere sia l’indifferenza. Nello spirito di questi valori che ci lasciano oggi i nuovi Beati, anche noi possiamo e dobbiamo far fronte ai problemi che il mondo attuale pone davanti alla Chiesa e alla società”.

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“Affidiamoci – ha concluso il porporato - all’intercessione dei nuovi Beati, perché si accenda anche in noi il desiderio di vivere da santi, poiché anche nella nostra vita, pur debole e segnata dal peccato, può sbocciare la santità”.