Kosice , giovedì, 9. settembre, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Kosice è una “città ponte” per la Slovacchia. È la città dove ha sede un esarcato greco-cattolico, ma dove c’è anche una sede ortodossa. Ma è anche sede di una comunità latina che ha sempre costruito ponti di dialogo. Come quando, durante il difficile periodo dell’abolizione della Chiesa Greco Cattolica sotto il regime comunista, accolse tra le sue fila i vescovi cattolici di rito orientale, che poi tornarono ai loro riti una volta che la loro Chiesa fu ripristinata.
Lo ricorda con ACI Stampa l’arcivescovo latino di Kosice, Bernard Bober. Che vede anche in questa particolare realtà ecumenica uno dei motivi della visita di Papa Francesco nella città, che avviene simbolicamente nel 375esimo anniversario dell’Unione di Uzhgorod.
Papa Francesco viene a Kosice mentre si festeggiano i 375 anni dell’Unione di Uzhgorod. Quanto è significativa per voi questa visita?
Penso che sia una visita prima di tutto molto importante per la comunità greco-cattolica, che ha sofferto moltissimo durante il comunismo. Dal 1950 fino alla Primavera di Praga del 1968, la Chiesa Greco-Cattolica fu abolita in quella che allora era la Cecoslovacchia. Tanti sacerdoti, in quel periodo, furono forzatamente trasferiti alla Chiesa ortodossa e perseguitati dallo Stato. In quel periodo molto duro, la Chiesa di rito latino accolse i greco-cattolici, e lavorò anche alla loro cura pastorale, finché non poterono tornare ufficialmente nella loro Chiesa. A dire il vero, dopo il 1968 la situazione era migliore, ma non ottima: alcune attività erano più libere, ma la persecuzione è continuata.
Ma quale è la situazione oggi?