Roma , sabato, 28. agosto, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Sono stati giorni ricchi quelli della Settimana Liturgica Nazionale che si è svolta a Cremona e che si è conclusa giovedì scorso sul tema «“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome”.Comunità, liturgie e territori».
Nell’ampio dibattito il tema della pandemia che ancora oggi continua a preoccupare con numeri di contagi e di morti in rialzo. "Il Signore è partito da pochi e a loro ha chiesto di essere fermento. Questa è l’ora in cui ciascuno di noi deve farsi fermento buono in un frangente complesso che siamo tenuti ad abitare portando il seme della speranza e della vita nuova che scaturisce dal Vangelo", ha detto mons. Claudio Maniago, presidente del Cal, il Centro di azione liturgica che promuove la Settimana.
Intorno all’altare tutti devono "sentirsi a casa": compresi "quelli di fuori " o "chi sta ai margini", ha detto il vescovo di Crema, Daniele Gianotti, delegato per la liturgia e la catechesi della Conferenza episcopale lombarda. Alla fine dell’edizione 2021 – la prima svoltasi sia in presenza che in modalità online – mons. Maniago, ha annunciato che la prossima edizione si svolgerà nella diocesi di Salerno-Campagna-Acerno.
Il vescovo, Andrea Ballandi, si è detto “lieto” di ospitare la prossima Settimana Liturgica Nazionale in una città che "nella sua cattedrale custodisce le spoglie dell’apostolo Matteo e un tesoro artistico di importanza eccezionale quali gli avori medievali".
E ieri la conclusione del Corso di Alta Formazione, promosso dalla Fondazione Migrantes sul tema “Costruire e custodire la casa comune”. Il corso ha visto – come informa il sito www.migrantesonline.it – la partecipazione di 70 persone provenienti da diverse diocesi italiane. La sede del convegno, Loreto, nelle Marche, la regione ecclesiastica scelta dalla Commissione Cei per le Migrazioni e dalla Fondazione Migrantes per le celebrazioni nazionali della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il prossimo 26 settembre. Il tema del corso è stato declinato nei suoi aspetti sociali, culturali ed ecclesiali attinenti le problematiche migratorie attuali. Tra le testimonianze quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat, in Marocco. Il porporato si è collegato on line parlando della sua Chiesa come “la mia sposa”, piccola ma non insignificante realtà in un paese islamico dove i cristiani sono 30 mila su 37 milioni, stranieri, molti europei e moltissimi sub sahariani, studenti e operai, una Chiesa “straniera ma non estranea al Paese, costruttrice di ponti…” come testimoniano le 12 scuole cristiane. Per il porporato non bisogna definire mai la migrazione un problema, ma un fenomeno, perché il problema vero è la povertà.