Kiev , giovedì, 26. agosto, 2021 11:00 (ACI Stampa).
Ha incontrato il metropolita Epifaniy, capo della Chiesa Ortodossa Ucraina cui ha garantito l’autocefalia, e anche l’ex presidente Petro Poroshenko, che aveva fatto partire le pratiche per una Chiesa ortodossa nazionale. Ma il programma del Patriarca Ecumenico Bartolomeo in Ucraina è fitto, con molti incontri anche simbolici (come la visita al monumento dell’Holodomor) e un incontro cruciale, avvenuto il 23 agosto: quello con il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose.
Nato 25 anni fa, il Consiglio rappresenta il 95 per cento delle comunità religiose in Ucraina, ed ha avuto un ruolo cruciale dopo la cosiddetta “Rivoluzione della Dignità”, rimanendo vicino alle persone, ma stabilendo anche un canale di dialogo tra le fedi quando anche le confessioni cristiane rimanevano divise. L’interventismo russo sulla regione (in Ucraina la chiamano “aggressione, il Papa la ha chiamata anche “guerra ibrida) ha creato frizioni anche a livello religioso: da una parte il Patriarcato di Mosca, che da sempre considera la Rus’ come suo territorio canonico; dall’altra, chi non comprendere la vicinanza del Patriarcato alle politiche di Mosca, che fanno ricordare anche dei tempi bui della dominazione sovietica; e quindi, l’intervento del Patriarcato Ecumenico, che ha dato una indipendenza alla Chiesa Ortodossa Ucraina, anche se ancora non è riconosciuta dalle sinapsi.
In questa situazione, la presenza del Consiglio e di un dialogo costante è stata fondamentale. Alla presidenza del Consiglio attualmente siede Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la più grande delle 23 Chiese sui iuris in comunione con la Chiesa cattolica. La Chiesa Greco Cattolica Ucraina riconosce in Costantinopoli la Chiesa madre e ha in Roma il riferimento centrale; celebra secondo gli usi bizantini, ma è in comunione con la Chiesa latina; ed è un collante, dunque, fondamentale, in una situazione che si è resa difficile.
L’approccio del dialogo è stato dunque esaltato anche dal Patriarca Bartolomeo. Il quale, parlando al Consiglio, ha affermato che “l’estremismo e l’odio cercano di privatizzare la verità”, e l’antidoto è che “nel rispetto delle nostre tradizioni di fede” si incoraggino “il rispetto reciproco e l’azione comune, nello spirito di pace e di solidarietà”.
Il Patriarca Bartolomeo si rivolge ai membri del consiglio definendoli “simbolo della speranza dell’Ucraina, e non solo individualmente, ma tutti insieme”. Il dialogo, per il Patriarca, è “un mezzo con il quale siamo chiamati a risolvere le nostre differenze, a promuovere la stabilità, a combattere i pregiudizi e l'intolleranza, a sostenere la pace e l'armonia, la solidarietà e la cooperazione”, e rappresenta dunque “uno strumento sempre più importante per costruire ponti e arrivare alla riconciliazione”.