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Sinodo, Card. Scherer: "Vogliamo dare una speranza alla famiglia"

Il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo |  | Angela Ambrogetti - Acistampa Il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo | | Angela Ambrogetti - Acistampa

A pochi giorni ormai dalla chiusura della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ci si prepara alla relazione conclusiva. Le posizioni, anche diverse, dei Padri sono state espresse nel corso delle Congregazioni generali e dei Circoli Minori. Sui tanti aspetti dell’assemblea sinodale Acistampa ha parlato in esclusiva con il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo metropolita di San Paolo.

Eminenza, come procedono i lavori del Sinodo?

Io ritengo che stiano procedendo molto bene. Abbiamo concluso l’analisi dell’Instrumentum Laboris con tante osservazioni e tanti contributi: credo che ci sia stato un grande lavoro di partecipazione, oltre agli interventi in aula poi c’è stato tutto questo lavoro nei circoli minori che ha portato i tanti modi collettivi che arricchiscono, ora aspettiamo la relazione che ci preparerà la commissione della relatio finalis.

Quali differenze avverte – a partire dai temi – tra il Sinodo “mediatico” e quello reale?

Il Sinodo vero è uno solo. Ma è certo che l’opinione pubblica, la stampa in tanti modi partecipano a questo dibattito e alla riflessione ed in qualche modo presentano sfide e visioni sulla famiglia e sul matrimonio. Ed è bene che ci sia questo interesse. L’anno scorso si è parlato in particolare delle sfide della famiglia perché il tema era proprio quello, e quindi se ne è parlato. Quest’anno si è cercato di dare luce a queste sfide e parlarne anche più in chiave di speranza e di missione. Le sfide non ci lasciano perplessi, piuttosto ci incoraggiano e ci spronano alla missione e al discernimento, ad aiutare e a stare vicino alle famiglie e alle coppie. Io la vedo così e sono certo che quello che verrà fuori sarà un indirizzo di speranza verso le famiglie.

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Quale sarà la missione della famiglia oggi e in futuro?

Vedremo quello che dirà il Sinodo. Quello che penso io è che anzitutto la famiglia ha come compito quello di essere, come diceva San Giovanni Paolo II, il santuario della vita e dell’amore: essere sempre più questo santuario vero, vitale, con tutte le sue facce diverse però è un santuario. E a questo anche oggi è chiamata la famiglia nella società, nella Chiesa. Questo santuario di vita e di amore si esprime in tanti modi: nella vita di coppia, nell’ambiente della famiglia, nell’educazione dei figli, nella partecipazione alla vita della Chiesa e della società. Io sono certo che dal Sinodo verrà fuori una parola di incoraggiamento a formare una famiglia. L’abbandono della famiglia non è un bene né per la società né per la vita delle persone.