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Il Vescovo Stefano Minicillo: tra storia e santità

Vescovo di Caiazzo fu pastore e guida per la diocesi tra il X e l'XI Secolo

Santo Stefano Minicillo |  | Wikicommons Santo Stefano Minicillo | | Wikicommons

Il 29 ottobre 1023 spirava il vescovo Stefano Minicillo. Ricordare la testimonianza di questo pastore di una Chiesa locale è tornare all'epoca in cui si svolse il ministero apostolico a lui affidato.

Vescovo di Caiazzo, il suo servizio è ricordato per aver guidato il Popolo di Dio e per i molti prodigi che si attribuiscono alla sua intercessione.

Nato a Macerata Campana nel 935, fin da piccolo fu assiduo alla vita cristiana, scegliendo presto di dedicare la sua vita al prossimo.

A quell'epoca non esistendo ancora i seminari, i chierici erano ascritti al clero o frequentando un Monastero oppure riferendosi ad una chiesa. Il giovane Stefano compì il proprio tirocinio presso la chiesa del Santissimo Salvatore a Capua,

Disciplinato ed attento mostrò un carattere gentile e mite pur se fermo e costante.

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Ordinato sacerdote, per le ottime doti dimostrate successe nella rettoria della chiesa che presto divenne meta dei molti che avevano trovato il lui il cuore di un padre.

Nel 979 morto il vescovo Orso titolare della sede di Caiazzo secondo la consuetudine del tempo il Popolo lo eleggeva vescovo.

Il ministero del santo, alla sede vescovile fu lungo e  particolarmente benigno reggendo con bontà e sollecitudine la diocesi per ben 44 anni.

L'Episcopus, oltre ad avere una funzione liturgica, rappresentava anche una ruolo sociale, non ultimo quello di tutelare le classi sociali più bisognose. In ciò l'attività del vescovo Minicillo fu mirabile e ben documentata.

Difensore degli umili, indirizzò l'azione pastorale al rafforzamento della comunità dei credenti.

Pastore attento spiegò la grandezza delle parabole evangeliche guardando alla verità.

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Il suo episcopato si ricorda per i moltissimi fatti prodigiosi avvenuti in soccorso della popolazione.

Diverse persone furono sanate da mali fisici pregando per intercessione del mite Stefano. Di questi fatti ne è piena la narrazione della sua esistenza.

Dispensatore di bontà, molti  ne chiesero il soccorso sperimentando la sua risposta sollecita verso  le più disparate necessità. Per questo gli venne dato il titolo di taumaturgo. Ben presto la città  divenne meta di pellegrinaggio da tutta la Campania.

Alla  sua morte fu sepolto nella Cattedrale di Caiazzo dedicata all'Assunta e dal 1284 al suo vescovo.

Con il corso del tempo fu necessario rintracciare il corpo sepolto in quel luogo, ma purtroppo senza una precisa indicazione fisica.

Il vescovo del tempo, chiese aiuto alla Vergine con una novena che permise di far riaffiorare la sepoltura con indosso ancora i paramenti liturgici e le insegne pastorali. Il fatto è documentato intorno al 1512.

Tanto fu la devozione al santo pastore che il Pontefice Leone XIII concesse la Messa e l'ufficio proprio, in occasione delle ricorrenze del vescovo Minicillo.

Nel 1618 Monsignore Paolo Filomarino custodì il corpo del santo in una cappella della cattedrale e dal 30 gennaio 1752 per volontà di Monsignor Costantino Vigilante il reliquario che raccoglie le spoglie del santo è custodito presso il primo altare della navata sinistra, aspettando tutti coloro che si rivolgono alla sua benigna intercessione di pastore e padre.