La Conferenza aveva l’obiettivo di raccogliere 350 milioni dollari per rispondere ai “nuovi bisogni” della popolazione, che ora manca anche di medicine.
La Santa Sede a Ginevra, le sfide poste dalle armi autonome
Sono tre gli interventi che la Santa Sede ha pronunciato all’incontro de Gruppo di Esperti Governativi sui cosiddetti LAWS, vale a dire i “Lethal Autonomous Weapon Systems”, i sistemi di arme autonomi e letali. Si tratta di quelle armi, come i droni, che possono essere azionate a distanza e che creano danni che arrivano fino alle stragi.
Il 3 agosto, si è parlato di come questi sistemi possono andare a colpire la Legge Umanitaria Internazionale. La Santa Sede ha sottolineato che le sfide dei LAWS non sono limite all’ambito della Legge Umanitaria Internazionale, ma “sollevano potenziali serie implicazioni per la pace e la stabilità”.
Concentrandosi sul tema della Legge Umanitaria Internazionale, la Santa Sede nota che convenzioni e trattati sulla questione sono basati molto sull’interpretazione degli eventi, con alla base la convinzione che “la persona umana è insostituibile”, specialmente quando si tratta di definire la proporzionalità, la precauzione, la necessità e l’atteso vantaggio militare”.
Cosa succede, invece, quando queste valutazioni sono lasciate ai sistemi autonomi di valutazione? Resta sempre – afferma la Santa Sede – “un certo livello di imprevedibilità, che può per esempio deviare in azione che prendono di mira non combattenti in ordire di massimizzare l’efficienza, così mettendo da parte il principio di distinzione”.
La delegazione della Santa Sede ha messo in luce anche il pericolo di mini droni che possano agire come kamikaze, o l’uso di sciami di droni in aree che potrebbero portare ad altri rischi per i civili.
“Se in funzionamento senza alcuna diretta supervisione umana – ha notato la Santa Sede – questi sistemi possono fare errori nell’identificare i target a causa di alcuni bias identificati indotti dalle loro capacità di auto apprensione sviluppata da un limitato campionario di dati”.
Così, il concetto di uno sciame di armi autonome aggrava il rischio che lo sciame stesso possa condurre a “eccessivi feriti ed effetti indiscriminati”.
C’è poi la questione etica, sempre più condivisa dalla comunità scientifica, che vanno ben oltre la legge Umanitaria internazionale, attestando così le implicazioni a largo raggio della discussione.
La Santa Sede nota che i sistemi automatici di armi possono essere “considerati normali da un punto di vista statistico”, ma allo stesso tempo sono ancora comportamenti che il diritto umanitario non permette, o che, “sebbene non esplicitamente permesso, rimane impedito dai dettami della moralità, dei valori spirituali, dell’esperienza e della virtù militare”.
In particolare, la Santa Sede si rifà alla clausola di Martens, chiedendosi “in che modo i sistemi autonomi di armi possono essere in grado di rispondere ai principi di umanità e ai dettami della coscienza pubblica?
La Santa Sede a Ginevra, caratterizzazione dei sistemi di armi autonomi
Sempre il 4 agosto, la delegazione della Santa Sede a Ginevra ha anche affrontato la caratterizzazione delle LAWS, chiedendo di adottare un “approccio cauto e preventivo allo sviluppo delle LAWS che possa impedire l’irreversibile alterazione della natura della guera, costringendo tutti gli Stati a ridefinire le loro capacità militari”.
La Santa Sede ha ribadito che i LAWS non possono “mai essere un soggetto moralmente responsabile”, perché il giudizio morale e la decisione etica è “più di una complessa collezione di algoritmi, e questa capacità non può essere rimpiazzata da, o programmata in una macchina”.
La Santa Sede nota che “da un punto di vista etico” è cruciale un controllo umano su queste armi, che è anche un modo di “assicurare rispetto per l’autorità politica e il suo contenuto e significato umano”.
Continua la Santa Sede: se importanti “poteri di decisione sull’uso della forza” vengono delegati a “sistemi di armi le cui azioni non imprevedibili o il cui spettro di operazioni è indefinito o sconosciuto”, come nel caso in cui le armi autonome sono dotate di capacità di auto apprendimento.
Insomma, rimuovere l’azione umana dall’equazione morale “è problematico non solo dal punto di vista dell’etica, ma anche dal punto di vista dei fondamenti della legge”, perché viene messo in discussione “il principio solido che i sistemi legali sono il riconoscimento della persona umana come soggetto responsabile che può essere sanzionato per i suoi errori o omissioni e obbligato a compensare il danno”.
La Santa Sede poi denuncia che demandare le decisioni di vita o di morte a una macchina “rimuove il peso morale intrinsecamente associato alle operazioni militari”, si mette da parte la dignità di ogni essere umano, ridotta a “dati senza senso e intercambiabili”, considerando che la realtà “non può mai essere ridotta ad una rappresentazione o simulazione”. Diluire quella distinzione – dice la Santa Sede – è “un errore epistemologico, che può portare a contraddizioni legali”.
Per la Santa Sede, servono “norme e principi codificate”, che richiedono la capacità di “considerare e interpretare contesti specifici e contingenti che non possono essere sussunti da formali regole universali”.
La Santa Sede chiede un rafforzato sistema legale e sottolinea che, se l’approccio fosse di escludere i sistemi delle armi automatiche, questo “potrebbe essere di grande beneficio nel caratterizzare adeguatamente i sistemi presi in considerazione.
La Santa Sede a Ginevra, alcune armi convenzionali
Il 5 agosto, la Santa Sede è intervenuta ad un altro dibattito sui LAWS, reiterando le preoccupazioni per l’uso della tecnologia. “È incoraggiante – recita l’intervento della Santa Sede – di “vedere quella grande convergenza sulla caratterizzazione dei sistemi in considerazione”. Allo stesso tempo, la Santa Sede non manca di sollevare questioni etiche. La Santa Sede nota che ha affermato “Il bisogno di andare avanti nella codificazione e il progressivo sviluppo delle regole internazionali applicabile ai conflitti”.
FOCUS AFRICA
Sud Sudan, le Chiese affrontano la situazione
Il Consiglio Interconfessionale e il Consiglio Interreligioso per l’iniziativa di pace nell’Equatoria occidentale hanno rilasciato, nei giorni scorsi, una dichiarazione congiunta che condanna le violenze in atto a Tombura.
I leader religiosi hanno espresso tutta la loro preoccupazione in merito alla violenza intertribale che sta attualmente devastando la contea di Tombura e hanno affermato che, come leader della Chiesa, non rimarranno in silenzio di fronte alle sofferenze dei loro fedeli.
Firmatari dell’appello sono: Samuel Peni, Arcivescovo della Chiesa Luterana di Yambio e Presidente della Provincia Interna di Western Equatoria, Interchurch Western Equatoria State, e mons. Barani Eduardo Hilboro Kussala, Vescovo della Diocesi Cattolica di Tombura-Yambio e Presidente dell’Interfaith Council for Peace Initiative dello Stato.
Questi hanno notato i fatti in Tombura, sototlineato che sono “motivo di grave preoccupazione”, perché “la violenza genera sempre altra violenza, e a lungo termine non servirà a risolvere le questioni urgenti del Paese”.
Scrivono ancora i religiosi: “I sud sudanesi sono stanchi di promesse vuote. È in gioco la nostra libertà tanto combattuta. L'anarchia civile e il caos devono finire. Facciamo appello a tutto il Sud Sudan e in particolare alla contea di Tombura, affinché cessino le violenze in corso. La violenza non ci farà mai andare avanti.”
FOCUS AMERICA LATINA
La Chiesa di Porto Rico contro l’imposizione ideologica del genere
Il prossimo 14 agosto, si terrà a Porto Rico una marcia contro l’imposizione dell’ideologia di genere nel programma delle scuole pubbliche del Paese, lanciata dalla Conferenza Episcopale Portoricana. Ne dà notizia l’agenzia Fides della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, citando un comunicato firmato dal presidente della Conferenza Episcopale Portoricana, l’arcivescovo Ruben Gonzalez di Ponce.
Si legge nel comunicato che "un settore della nostra società, è preoccupato per il modo in cui vengono promosse diverse iniziative per l'attuazione nelle scuole pubbliche di un cosiddetto curriculum in prospettiva di genere", un curriculum che – secondo gli annunci – dovrebbe partire dal prossimo anno scolastico. Per questo, i vescovi hanno indetto la marcia, ricordando che i cristiani “sono uguali in diritti a tutti i cittadini” e che per questo “i loro diritti e la loro capacità di pretendere dalle legittime autorità dello stesso Stato, il loro diritto di vivere e agire secondo le loro convinzioni e la loro coscienza, non possono essere diminuiti".
Colombia, verso la Verità e la Riconciliazione
Ci sarà un incontro tra padre Francisco de Roux, presidente della Commissione Verità, e l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe. È stato annunciato lo scorso 2 agosto. Il sacerdote vuole chiedere conto degli atti dell’ex presidente per contrastare gli atti di violenza che hanno avuto luogo durante il conflitto armato del Paese.
Padre De Roux ha detto che andrà ad ascoltare Uribe “per conoscere la sua versione”: Lo stesso ha fatto Juan Manuel Santos lo scorso 11 luglio, anche lui ex presidente.