Dai professori Cicconofri e Vurachi ci facciamo raccontare chi era Tommaso da Tolentino:
“Tommaso da Tolentino fu un frate minore, martirizzato a Thane, presso Mumbai in India, il 9 aprile 1321 assieme a tre compagni: Jacopo da Padova, Pietro da Siena e Demetrio da Tbilisi. La sua data di nascita non è nota, ma noi ipotizziamo che possa essere il 1255. I suoi resti furono traslati in Cina pochi anni dopo la sua morte e intorno a una sua reliquia, giunta a Tolentino verso la fine del XIV secolo e conservata nella cattedrale di san Catervo, si sviluppò un culto sancito nel 1894 dal decreto di beatificazione promulgato da papa Leone XIII”.
Quanto ha influito il Concilio di Lione in Tommaso?
“Il secondo Concilio di Lione si svolge dall’1 maggio al 17 luglio del 1274. Formalmente il Concilio sancisce l’importanza per la Chiesa degli Ordini Mendicanti (Minori e Predicatori) e conferma il valore assoluto della povertà. Tuttavia una successiva lettera apostolica, datata da Lione il 5 novembre 1274, concede ai Frati Minori la facoltà ‘alienandi et commutandi’ i beni, suscitando nelle Marche l’opposizione di un’agguerrita minoranza, di cui fa parte anche Tommaso, che viene processato e condannato alla segregazione perpetua. Viene liberato nel 1290 dal nuovo ministro generale dell’Ordine, Raimondo Gaufredi, il quale giudica infondate le accuse che hanno determinato la sua condanna”.
Come divenne missionario in Oriente?
“Ed è proprio Raimondo Gaufredi che, per sottrarlo al rischio di una nuova persecuzione, lo manda in Cilicia, presso Aitone II, re dell’Armenia minore che aveva richiesto l’invio di frati francescani. Tommaso torna due volte in Europa, una prima volta come ambasciatore di Aitone, una seconda volta per consegnare al papa le lettere di Giovanni da Montecorvino, arrivate dalla Cina. Poi in una data imprecisata si trasferisce a Tabriz, capitale dell’ilkhanato mongolo di Persia e base del lavoro missionario degli ordini mendicanti in Oriente. Da Tabriz parte alla fine del 1320 per raggiungere in Cina Giovanni da Montecorvino, ma il suo viaggio si conclude a Thane con il martirio suo e dei suoi compagni”.
Esiste qualche collegamento con il Beato Odorico da Pordenone?
“Odorico da Pordenone, quando sa del martirio va a Thane, si imbarca per la Cina con una sosta voluta nella città indiana dove recupera i resti di tre dei quattro martiri e li porta in un convento dei minori nella città di Zaitun in Cina. Il suo racconto del martirio, della traslazione delle reliquie e dei successivi miracoli diventa la base della memoria di questo importante episodio del martirologio francescano e ispira importanti cicli di affreschi a Siena, a Verona e a Udine. La figura di Tommaso è scolpita anche sul sepolcro di Odorico, che oggi si trova nella Chiesa del Carmine a Udine”.
Quale significato riveste oggi questo martire nel dialogo interreligioso?
“Il libro non pone questa domanda. Ma, se a prima vista può sembrare che il martirio sancisca l’incompatibilità/incomunicabilità di cristianesimo e islam, inchiodati ad un irriducibile antagonismo, una lettura più attenta rivela l’esistenza di uno spazio di possibile comprensione od, almeno, tolleranza reciproca. Lo dimostrano sia le grida di coloro che assistono, sia la reazione successiva dell’Imperatore mussulmano di Delhi, che punisce con la morte i responsabili dell’assassinio”.
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