Roma , sabato, 31. luglio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
E’ tempo di feste, momenti ricreativi, iniziative pastorali e progettazione delle attività del prossimo anno nelle diocesi e parrocchie italiane. La Presidenza della Cei ieri ha scritto una lettera a tutti i vescovi italiani per rivolgere loro e alle comunità diocesane “una parola di gratitudine” perché “nonostante le fatiche, riescono a far vedere il volto di una Chiesa madre che vive e testimonia la sua fecondità”.
Un, scrivono, “sentimento di gratitudine con una carezza d’affetto verso i malati e quanti ancora soffrono per la pandemia; verso i medici e gli operatori sanitari, per la generosità nella cura e nell’assistenza alla persona; verso gli anziani, con l’invito a conservare e a raccontare la memoria del Paese”, verso i poveri, con “l’impegno a custodirli e curarli, non chiudendo gli occhi davanti alle vecchie e nuove marginalità; verso le famiglie, per la capacità di tenuta complessiva, messa a dura prova; verso i sacerdoti, come ringraziamento per il loro essere prossimi al Popolo di Dio; verso i catechisti, gli educatori, gli operatori pastorali, perché sono davvero maestri e testimoni; verso tutte le donne e gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti, perché in questo tempo di difficoltà con le loro scelte consapevoli stanno costruendo il Paese del futuro”.
Non è tempo di “inutili contrapposizioni” ma è il tempo – sottolinea la presidenza della Cei - di “dialogo aperto” perché in gioco “c’è il futuro dei nostri ragazzi”. I vescovi evidenziano il momento importante delle celebrazioni a partire dall’Eucaristia, “evento di grazia che va colto nella sua importanza”, perché è nella convocazione e nella partecipazione alla celebrazione che “si manifesta il nostro essere comunità, il nostro essere famiglia. Del resto, è l’Eucaristia che fa di noi una comunità, una famiglia” come anche gli altri momenti spirituali, come ad esempio, le processioni.
Da qui la raccomandazione dove ricorrano condizioni di sicurezza, di “non far mancare al nostro popolo questi gesti di preghiera, partecipazione e speranza perché la Chiesa sia presente in questo tempo così particolare”. In tante diocesi in questo ultimo anno si sono celebrate le feste patronali. In alcune, sia in modalità “tradizionale”, aperta ai fedeli che possono seguire tutto il percorso, sia una modalità “a stazioni”, in cui solo un piccolo gruppo (composto da sacerdoti, ministri ed eventualmente membri di confraternite) percorre il tragitto, mentre i fedeli partecipano ad alcuni tratti dell’itinerario in chiesa o all’aperto. Per via della varietà di tradizioni e di prassi – scrivono i vescovi - “non è possibile fornire indicazioni valide e puntuali per tutte le Chiese locali. Il confronto con le istituzioni (anche in relazione alla sanità locale) e il buon senso, come già avvenuto nei mesi precedenti in altre occasioni, restano criteri imprescindibili con cui affrontare le varie questioni”.
Ed entrando nel dettaglio delle ultime disposizioni con “Green Pass” i vescovi sottolineano che la certificazione “non è richiesta per partecipare alle celebrazioni” durante le quali si continuerà a osservare quanto previsto dal Protocollo Cei-Governo del 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato Tecnico-Scientifico: mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote. E come per le celebrazioni, “non è richiesta la certificazione per le processioni”.