Padova , venerdì, 30. luglio, 2021 16:00 (ACI Stampa).
La colazione di prima mattina, le pulizie, il pranzo, la cena, un’occhiata alla chiesa per qualche intervento “urgente” (addobbi, pavimenti da lucidare, commissioni da fare). E poi le feste in parrocchia, i mercatini, tutte le iniziative del vulcanico Prete Giovane, senza dimenticare la sua famiglia, i figli, i nipoti, e i pensieri rivolti costantemente all’amato marito scomparso: questa è la vita piena, pienissima della nostra eroina, perpetua di una parrocchia non meglio identificata ma più che reale, nella provincia italiana.
“Non ho mai conosciuto una "Perpetua" felice di essere chiamata in questo modo”, spiega la protagonista e voce narrante dell’ultima fatica letteraria di don Diego Goso (prolifico e seguito autore di romanzi e saggi) che si intitola Diario di una perpetua di campagna sottotitolo sottilmente allusivo: Una vita con i preti e…ci crede ancora - che , in un ulteriore gioco di rimandi letterari, fa eco al celebre romanzo di Bernanos, al suo “Curato di campagna”.
Il tono, però, è tutt’altro che drammatico, venato di ironia bonaria,amichevole e affabulatorio. E molto consolatorio. Per raccontare le piccole, grandi fatiche quotidiane, la sfida di far vivere – non solo sopravvivere - la parrocchia e di renderla sempre un punto di riferimento per tutti. L’alternarsi di parroci, definiti scherzosamente Prete Vecchio e Prete Giovane, diversi ma ugualmente votati alla fedeltà della propria vocazione, i litigi, i battibecchi, i contrasti, la fatica di ogni giorno, ma anche la felicità di un’esistenza che non perde mai il proprio senso, la chiesa che resta il segno di una Presenza diventata carne e sangue in mezzo agli uomini, anche oggi, in questi aridi anni Duemila.
Per tornare alla perpetua, alla sua figura, ci si è sforzati di chiamarla – in tempi di politically correct spinto - in vari modi alternativi: familiare del clero, collaboratrice del parroco, responsabile della casa parrocchiale. Eppure nel libro la protagonista, che annota nel suo diario quotidiano gli avvenimenti minimi e importanti della vita parrocchiale, non ha problemi a farsi chiamare così: donna soddisfatta del proprio servizio al parroco, e davvero perpetua, ossia sempre presente, disponibile, senza orari, senza preconcetti.
Un miraggio, un ideale? In realtà i personaggi sono ricreati, riplasmati, diremmo, ma tratti di peso dalla realtà, tracciano un racconto vivido, venato di umorismo, che si trasforma anche un omaggio alla figura del sacerdote, a quella della sua "custode" e a un microcosmo non ancora del tutto scomparso, anzi vivo e vegeto, soprattutto nelle nostre province che sembrano sempre in via di definitivo spopolamento e invece possiedono una vitalità insospettabile.