Rimini , mercoledì, 28. luglio, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Ha compiuto sette anni lo scorso 20 luglio l’iniziativa del Comitato Nazarat per i cristiani perseguitati. Nazarat, come nazaren. Perché questo stava a significare la lettera “Nun” che i miliziani del Daesh imponevano ai cristiani mentre invadevano la piana di Ninive, marchiando la popolazione cristiana che era protagonista di un nuovo esodo, ma questa volta con effetti disastrosi. Nata a Rimini, l’iniziativa si sta diffondendo in tutta Italia.
Colpiti da ciò che vivevano i cristiani, ma convinti che tutte le persecuzioni vadano affrontate e condannate, un gruppo di amici si cominciò a riunire nel 2014, dando vita al Comitato Nazarat. E ogni venti del mese, fanno una preghiera pubblica che mostri una particolare vicinanza ai cristiani perseguitati. Si tratta, nelle loro parole, di “radunare un popolo che prega per i nostri fratelli”.
Il momento di preghiera è stato chiamato “Appello all’Umano”, e ha ricevuto, nel corso degli anni, riconoscimenti e benedizioni dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, dal Cardinale Louis Raffael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, e il Patriarca Siro cattolico di Antiochia Youssef Younan, per citarne alcuni.
Ma non solo. Il comitato Nazarat raccoglie anche offerte libere, e in sette anni hanno destinato circa 100 mila euro a diversi progetti: dall’iniziativa “Adotta un cristiano in Medio Oriente di Asia News, ad Adotta una famiglia cristiana in Siria di Orizzonti, fino ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, alla Parrocchia Cattolica dei Latini di Aleppo e al Convento Francescano della Conversione di San Paolo a Damasco.
La preghiera del 20 di ogni mese è comunque il centro delle attività. Perché – spiega il Comitato - “la preghiera è lo strumento più potente del cambiamento della storia. Non era possibile rimanere indifferenti di fronte alla distruzione e alla diaspora di un popolo cristiano che da sempre - ben prima dell’Islam - ha abitato le terre della Piana di Ninive in cui si parla ancora aramaico, l’antica lingua di Gesù”.