Padova , martedì, 27. luglio, 2021 12:30 (ACI Stampa).
L’angelo scende da un cielo di pietra e di architetture perfette, imbracciando uno scudo che reca una croce in campo bianco, bianca la veste e anche su questo bianco campeggia il rosso della croce.
Ali dorate, viso paffuto, il divino che si “incrocia” con l’umano, la pittura che si apre a squarci di infinito e che insieme vuole aprirsi alla realtà: il grande slancio del Trecento, negli affreschi di Altichiero da Zevio in quel gioiello un po' nascosto che è l’oratorio di San Giorgio a Padova, sotto l’ombra della Specola, lì dove, secoli dopo, Galileo Galilei osservava il cielo e proseguiva sulla strada delle sue grandiose scoperte.
L’oratorio fa parte del circuito pittorico che comprende otto siti, alcuni conosciuti in tutto il mondo, come la Cappella degli Scrovegni e la basilica di Sant’Antonio, altri meno famosi ma sempre di grande valore artistico e con una ricca storia di fede e di devozione. La meraviglia che diventa esperienza concreta, che si fa, per così dire, anima e carne, materia e spirito attraverso luoghi precisi: cappelle, oratori, chiese. E anche un palazzo del governo cittadino.
Padova rivela la sua natura di Urbs Picta, città dipinta e diventa Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Giotto e i suoi discepoli, Guariento e Giusto de Menabuoi, e altri ancora sono tutti qui a far grande la città tra il Trecento e il Quattrocento e a rendere nuova, rivoluzionaria la pittura. Ora questo straordinario capitolo della storia dell’arte universale viene riaperto e considerato nella giusta portata anche grazie a questo prestigioso riconoscimento. Il Medioevo è stata soprattutto l’epoca della luce, ha scritto Umberto Eco, e dove comprenderlo meglio se non davanti ai cieli trapuntati di stelle dipinti da Giotto nell’immortale Cappella, o tra le schiere angeliche ritratte con piglio quasi scientifico da Guariento? “Entrai nella cappella di Giotto, dove l’intera volta e gli sfondi degli affreschi sono così turchini da far credere che la radiosa giornata abbia, anch’essa, oltrepassato la soglia insieme al visitatore”, sosteneva Marcel Proust. Ed è una sorta di miracolo che si ripete sempre. Venire a Padova e contemplare quella luce fatta sostanza, quelle creature ultraterrene che scendono spesso e volentieri tra gli uomini ora sarà più semplice, grazie appunto alla indicazione di questo percorso che si snoda dentro una città che contiene molte altre meraviglie.
Non solo Giotto, dunque. Padova ha proposto l'iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco un “sito seriale” che comprende tutti i preziosi e grandi cicli affrescati del Trecento conservati in otto edifici e complessi monumentali della città: la Cappella degli Scrovegni, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant'Antonio l'Oratorio di San Giorgio e l'Oratorio di San Michele. Ad affrescare le pareti di questi luoghi, nel corso del XIV secolo, alcuni dei più straordinari artisti dell'epoca: Giotto, che con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni realizza il suo capolavoro assoluto, Guariento di Arpo, Giusto dè Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona.