Città del Vaticano , lunedì, 19. ottobre, 2015 16:29 (ACI Stampa).
Non è una discussione destinata a terminare, quella del Sinodo sulla famiglia. La sfida, come ha spiegato l'arcivescovo Mark Coleridge di Brisbane (Australia) è quella di trasformare il Sinodo da evento a processo. E, nonostante le differenze, c’è una cosa su cui tutti i vescovi sono d’accordo, spiega il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal, e cioè che si deve coniugare “verità e misericordia.” Come, è tutto da vedere, in un Sinodo che però “non deve essere solo cosmetica,” sottolinea il vescovo Enrico Solmi di Parma.
I vescovi Solmi e Coleridge e il Patriarca Twal parlano nel consueto briefing quotidiano in Sala Stampa vaticana. Non nega, il Patriarca Twal, che alla terza settimana “anche i padri sinodali accusano un po’ di stanchezza.” Ma ora “gli obiettivi si sono meglio definiti,” spiega il vescovo Coleridge, e “anche se l’Instrumentum Laboris non è il miglior testo possibile” è questo “il testo che ci è stato dato e sul quale stiamo lavorando.”
Alcuni circoli minori hanno già finito l’analisi della terza parte, hanno il pomeriggio libero e domattina voteranno sui modi che poi saranno portati all’attenzione dell’assemblea. Altri devono terminare oggi la discussione. Di certo, si continuerà a parlarne.
“Si deve ricordare che questo è un sinodo pastorale. Cerca di trovare delle risposte pastorali. Non ci si deve aspettare delle rivoluzioni dottrinali. E personalmente non mi piace molto la parola rivoluzione,” afferma a più riprese l'arcivescovo Coleridge. In una intervista all’inizio del Sinodo, il vescovo di Brisbane aveva affermato che, sull’accesso della Comunione ai divorziati risposati, l’assemblea si sarebbe probabilmente divisa. “Ho fatto delle percentuali, spinto in maniera un po’ creativa dagli intervistatori. Ho detto 65 per cento contro e 35 per cento a favore. Ma potrei dire che quella percentuale era bassa, che saranno probabilmente di più quelli che si esprimeranno contro il cambiamento della disciplina dell’accesso ai sacramenti.”
Sul tema dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati si esprime anche il Patriarca Twal. “Siamo in un campo molto delicato - spiega – e non possiamo generalizzare, è meglio studiare caso per caso. In questo caso anche ritornare al vescovo locale che può conoscere meglio la situazione.”