Città del Vaticano , lunedì, 19. luglio, 2021 11:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco parla del suo rapporto con il cinema nell’intervista realizzata da monsignor Dario Viganò e pubblicata nel suo ultimo libro: “Lo sguardo: porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità” (Effatà editrice).
Monsignor Viganò chiede al Papa, nella prefazione del libro, da dove nasce questo suo particolare rapporto col cinema. "Devo la mia cultura cinematografica soprattutto ai miei genitori. Quando ero bambino, frequentavo spesso il cinema di quartiere, dove si proiettavano anche tre film di seguito. Fa parte dei ricordi belli della mia infanzia: i miei genitori mi hanno insegnato a godere dell’arte, nelle sue varie forme", dice il Pontefice nella prefazione-intervista pubblicata da Vatican News.
"Tra i film che i miei vollero assolutamente che noi conoscessimo c’erano proprio quelli del neorealismo. Tra i dieci e i dodici anni credo di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, tra cui Roma città aperta di Roberto Rossellini che ho amato molto. Per noi bambini in Argentina, quei film sono stati molto importanti, perché ci hanno fatto capire in profondità la grande tragedia della guerra mondiale", confida il Papa.
Il Papa fa una riflessione: "La difficile situazione che stiamo vivendo, segnata a fondo dalla pandemia, genera preoccupazione, paura, sconforto: per questo servono occhi capaci di fendere il buio della notte, di alzare lo sguardo oltre il muro per scrutare l’orizzonte. Oggi è tanto importante una catechesi dello sguardo, una pedagogia per i nostri occhi spesso incapaci di contemplare in mezzo all’oscurità la «grande luce".
"I bambini ci guardano è un film del 1943 di Vittorio De Sica che amo citare spesso perché è molto bello e ricco di significati. In tanti film lo sguardo neorealista è stato lo sguardo dei bambini sul mondo: uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male", commenta il Papa.