Liimets ha dichiarato: “Questo ottobre, Estonia e la Santa Sede celebreranno i cento anni di relazioni diplomatiche. Sono lieta di notare che l’arcivescovo Gallagher conosce bene la vita in Estonia. Abbiamo scambiato vedute su degli affari generali, e gli ho affermato l’ambizione estone di contribuire attivamente alla pace globale e alla sicurezza come membro eletto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
In un tweet diffuso poco dopo la visita, Liimets ha invece ribadito l’impegno di Santa Sede ed Estonia nel “rafforzare le relazioni bilaterali e nel celebrare i 100 anni di relazioni diplomatiche”, e affermato che si è discusso di “diritti umani, migrazione, temi globali e regionali”.
I 100 anni di relazioni diplomatiche tra Estonia e Santa Sede saranno celebrati il prossimo anno. Fu nel 1922, con l’indipedenza dei Paesi Baltici, che la Santa Sede eresse la delegazione apostolica di Lettonia, Lituania ed Estonia. Primo delegato apostolico fu il gesuita Antonino Zecchini. Nel 1933, fu invece eretta la nunziatura apostolica di Estonia, con il breve Cum in Repubblica Estoniensi di Pio XI. La sede del nunzio era la città di Tallinn. Le relazioni diplomatiche si interruppero con l’occupazione sovietica del Paese, e sono riprese il 3 ottobre 1991, quando l’Estonia riottenne l’indipendenza. Quest’anno si festeggia, dunque, il trentesimo anniversario del ripristino delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede ed Estonia. Questa è la più antica amministrazione apostolica del mondo. Papa Francesco la ha visitata nel settembre 2018.
Il ministro degli Esteri di Andorra in visita in Vaticano
Il 12 luglio, Maria Ubach, ministro degli Esteri del Principato di Andorra, ha incontrato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher in Vaticano. Santa Sede e Andorra hanno celebrato nel 2020 i 25 anni di relazioni diplomatiche. Il nunzio ad Andorra ha sede a Madrid, ed è principalmente accreditato presso la Spagna.
L’arcivescovo Gallagher e il ministro Ubach, in un incontro cui ha partecipato anche l’ambasciatore di Andorra presso la Santa Sede Carles Alvarez Marfany, hanno cominciato ad esplorare la possibilità di organizzare un evento culturale congiunto sulle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Altri temi di discussione sono stati il rafforzamento della cooperazione nella lotta al cambiamento climatico, da portare avanti insieme ad altri piccoli Stati.
Ubach era a Roma per una serie di incontri istituzionali. Nel corso delle giornate è stata anche al Ministero degli Esteri italiano e alla FAO.
Papa Francesco tra Scozia e Grecia
Ancora non c’è niente di confermato, ma sembra che siano già in atto dei sopralluoghi per preparare i prossimi viaggi del Papa, in Scozia e in Grecia. Il viaggio in Scozia sarà di un giorno, organizzato solo per partecipare al COP26. Il viaggio in Grecia, previsto a novembre, sarà più lungo. Il Papa ci andrebbe su invito della presidente Ekaterina Sakellaropoulou.
FOCUS ASIA
Il Cardinale Ranjith chiede ancora verità sulle stragi di Pasqua
Il Cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, è tornato a chiedere verità al governo sugli attentati di Pasqua del 2019, che hanno colpito chiese ed alberghi causando 269 morti e circa 500 feriti.
In una conferenza stampa, il Cardinale ha dichiarato che ha inviato una lettera al presidente di Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa, firmata anche da alcuni altri vescovi e dai sacerdoti del Comitato nazionale cattolico per la giustizia per le vittime degli attacchi di Pasqua, lamentando gravi lacune nelle indagini.
Scrive il Cardinale Ranjith: “Se verità e giustizia non verranno assicurate dal governo in maniera soddisfacente e la questione continuerà ad essere trattata con superficialità, saremo costretti a mobilitarci per ottenere questo risultato con altri mezzi”.
Nella lettera, ha spiegato il Cardinale, elenchiamo i fatti delle indagini che sono in corso e ciò che ancora attende di essere affrontato. Gli attentati di Pasqua sono stati un grave attacco alla gente, la sicurezza è stata minacciata, l'economia è crollata. Di fronte a tutto questo ci attendiamo un'attività investigativa più solerte”.
Il Cardinale Ranjith ha chiesto al governo “di non nascondere le indagini sotto il tappeto, pensando che basti portare qualche singola persona in tribunale”, anche perché l’ex procuratore generale ha parlato della presenza di “un grande complotto dietro gli attentati”.
Conclude l’arcivescovo di Colombo: “Se il governo o qualche altra istituzione pensa che alla gente basti veder portare 20 o 30 persone a giudizio senza un'indagine adeguata si sbagliano di grosso. Noi non fermeremo la nostra battaglia per la giustizia”.
Uzbekistan, i missionari trovano positiva la nuova legge sulla libertà di coscienza
Lo scorso 7 luglio è stata approvata in Uzbekistan la “Legge sulla libertà di coscienza e le associazioni religiose”. Parlando con l’agenzia di Propaganda Fide Fides, padre Jerzy Maculewic, amministratore apostolico di Uzbekistan, e padre Ariel Alvarez Toncovich, parroco di Samarcanda, hanno lodato la nuova legge.
È una legge, hanno spiegato che “pone l’accento sulla libertà di coscienza”, differenzia tra “missione e proselitismo” specificando che “ad essere vietato è l’esercitare pressione sugli individui perché cambino religione”, e non proibisce ai bambini dii frequentare organizzazioni religiose.
Ci sono anche semplificazioni burocratiche. Per esempio, per registrare una parrocchia servivano cento firme di persone che si dichiaravano interessate a frequentarla, ora ne bastano cinquanta senza il consenso della popolazione limitrofa alla parrocchia .
Dal 2016, dopo la morte dell’autoritario presidente Islom Karimov, l’Uzbekistan ha intrapreso un lento percorso di apertura, riassunto nella “Strategia 2017-2021”, che vede tra i “settori prioritari” di intervento anche “l’armonia interetnica e la tolleranza religiosa”.
La legge è stata redatta dopo aver sentito pareri di tutti i leader religiosi presenti in Uzbekistan, nazione multireligiosa da secoli: gli Ebrei dicono di essere arrivati lì circa 2000 anni fa, e la sinagoga più antica è a Buhara, ed ha almeno 600 anni. I musulmani giunsero in Uzbekistan nell’VIII secolo e fino al XIII secolo ci fu una forte comunità di cattolici nestoriani.
Secondo dati forniti dal Parlamento uzbeko, “oggi sul territorio della Repubblica ci sono 2.277 organizzazioni di 16 diverse confessioni religiose”. Di queste, 2094 sono comunità islamiche, che hanno base in 2067 moschee; 166 organizzazioni religiose cristiane, 8 comunità ebraiche, 6 comunità bahà’í, una società Hare Krishna, un tempio buddista. Vi è, inoltre, la Società Biblica Interconfessionale dell’Uzbekistan. La comunità cattolica uzbeka è di circa 3.000 battezzati, conta, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si progetta di costruire una nuova chiesa, ci sono 25 fedeli.
FOCUS MEDIO ORIENTE
Libano, il nunzio ricevuto dal presidente chiede dialogo
Ricevuto lo scorso 14 luglio dal presidente Michel Aoun, l’arcivescovo Joseph Spiteri, nunzio apostolico in Libano, ha sottolineato che ci vuole dialogo perché “senza governo non possono esserci soluzioni reali”. In questa settimana, il premier designato Saad Hariri, dopo mesi, ha rinunciato a formare il governo. Da due anni in crisi politico economica, il Libano si ritrova così a cominciare tutto daccapo.
L’arcivescovo Spiteri e Aoun hanno discusso di vari argomenti, con un particolare focus sulla preghiera per il Libano che Papa Francesco ha voluto lo scorso 1 luglio nei Giardini Vaticani. Il nunzio ha espresso al presidente Aoun l’auspicio del Papa “di vedere la rapida formazione di un nuovo governo in Libano”, ricordando che la Santa Sede aveva chiesto, in questo giorno, “perdono per le occasioni perdute e per quello che avrebbe dovuto essere fatto ma non fatto”.
Il Libano è senza governo dal 2020, da quando l’amministrazione di Hassane Diab si è dimesso a seguito dell’esplosione dal porto di Beirut.
Armenia, la risposta della Chiesa Apostolica Armena alle rivendicazioni musulmane
Il 13 luglio, l’archimandrita Shahe Ananyan, direttore della relazioni tra le Chiese nella Santa Sede di Etchmiadzin, ha definito come “falso” l’annuncio del Gran Muftì di Azerbaijan Allahshukur Pashazadeh, di un possibile incontro tra il Catholicos Karekin II, lui steso come presidente del Consiglio dei Musulmani del Caucaso e il Patriarca Kirill di Mosca.
Ananyan ha detto che le dichiarazioni sono “tipiche dello stile di Pashazadeh di interpretare fatti secondo i loro interessi e percezioni. Evitando di pensare dell’occupazione dell’Artaskh (il Nagorno Karabakh), che ha lasciato migliaia di famiglie senza un tetto, nonché alla sconsacrazione e distruzione dei valori religiosi culturali nella diocesi di Artsakh, Pashazadeh si è riferito ancora una volta alla cosiddetta Aghvan-.Udi Church (Caucasica-Albanese) e alla sua falsa agenda religiosa culturale”.
Sì, dice Ananyan, c’è “un formato ufficiale di incontri trilaterali tra il Catholicos, il Presidente del Consiglio dei Musulmani del Caucaso, e il Pariarca Kirill”. Dopo la guerra dei 44 giorni, il Catholicos Karekin II ha mandato una lettera ufficiale al Pariarca Kirill chiedendo la sua mediazione con il presidente azero Ilhan Aliyev per discutetre il tema del ritorno dei prigionieri di guerra e la preservazione della nosra eredità storico culturale”.
Per questo, l’annuncio di Pashazadeh di volersi incontrare sotto gli auspici ONU è “frutto di frainetndimento”.
Il tema dei prigionieri di guerra è stato anche affrontato da Aram I, Catholicos di Cilicia, durante il suo incontro faccia a faccia con il Papa lo scorso 1 luglio. Il messaggio del Catholicos Aram sottolinea che “in una conversazione separata con il Papa, sono state toccate le conseguenze della recente guerra in Artsakh e in particolare il tema dei prigionieri armeni tenuti in cattività in Azerbajan.