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Il Papa proclama 4 nuovi Santi: "Mondanità incompatibile con Cristo crocifisso"

Papa Francesco canonizza 4 Beati |  | CTV
Papa Francesco canonizza 4 Beati | CTV
Il Papa presiede la Messa di canonizzazione |  | Aci group
Il Papa presiede la Messa di canonizzazione | Aci group
Papa Francesco |  | CTV
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Il sagrato di San Pietro |  | Aci group
Il sagrato di San Pietro | Aci group
Piazza San Pietro |  | Aci group
Piazza San Pietro | Aci group
Il sagrato di San Pietro |  | Aci group
Il sagrato di San Pietro | Aci group

La Chiesa Cattolica è in festa per la canonizzazione di 4 Beati: Vincenzo Grossi, sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio; Maria dell’Immacolata Concezione, religiosa, superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce ed i coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, genitori di Santa Teresa di Lisieux. Il rito è stato presieduto da Papa Francesco sul sagrato della Basilica Vaticana. Hanno concelebrato i Padri Sinodali.

Commentando il Vangelo, il Papa ha spiegato come colui che si mette al servizio di Dio debba portare “a compimento il piano di Dio attraverso una presenza umile e silenziosa e attraverso il proprio patire. La sua missione, infatti, si realizza mediante la sofferenza, che gli permette di comprendere i sofferenti, di portare il fardello delle colpe altrui e di espiarle. L’emarginazione e la sofferenza del Servo del Signore, protratte fino alla morte, si rivelano feconde, al punto tale da riscattare e salvare le moltitudini”.

Il primo Servo del Signore è Gesù: “la sua vita e la sua morte, interamente nella forma del servizio – ha ricordato il Pontefice - sono state causa della nostra salvezza e della riconciliazione dell’umanità con Dio”.

Davanti ai due discepoli che chiedevano posti d’onore, Gesù è netto: “assicura ai due – ha osservato il Papa – la possibilità di essere associati fino in fondo al suo destino di sofferenza, senza tuttavia garantire i posti d’onore ambiti. La sua risposta è un invito a seguirlo sulla via dell’amore e del servizio, respingendo la tentazione mondana di voler primeggiare e comandare sugli altri. Di fronte a gente che briga per ottenere il potere e il successo, per farsi vedere, i discepoli sono chiamati a fare il contrario”.

Nella comunità cristiana lo stile dell’autorità è differente. “Chi serve gli altri ed è realmente senza prestigio esercita la vera autorità nella Chiesa. Gesù ci invita a cambiare mentalità e passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà. E dopo aver presentato un modello da non imitare, offre sé stesso quale ideale a cui riferirsi. Nell’atteggiamento del Maestro la comunità troverà la motivazione della nuova prospettiva di vita. Gesù precisa che Egli ha il potere in quanto servo, la gloria in quanto capace di abbassamento, l’autorità regale in quanto disponibile al totale dono della vita. È infatti con la sua passione e morte che Egli conquista l’ultimo posto, raggiunge il massimo di grandezza nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa”.

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Tra la concezione del potere mondano e l’autorità nella comunità cristiana vi è “incompatibilità: tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo; incompatibilità tra onori, successo, fama, trionfi terreni e la . C’è invece compatibilità tra Gesù esperto nel patire e la nostra sofferenza. Gesù esercita essenzialmente un sacerdozio di misericordia e di compassione. Egli ha fatto l’esperienza diretta delle nostre difficoltà, conosce dall’interno la nostra condizione umana; il non aver sperimentato il peccato non gli impedisce di capire i peccatori. La sua gloria non è quella dell’ambizione o della sete di dominio, ma è la gloria di amare gli uomini, assumere e condividere la loro debolezza e offrire loro la grazia che risana, accompagnare con tenerezza infinita il loro tribolato cammino. Ognuno di noi, in quanto battezzato, partecipa per parte propria al sacerdozio di Cristo; i fedeli laici al sacerdozio comune, i sacerdoti al sacerdozio ministeriale”.

Proprio per questo – ha proseguito Papa Bergoglio – “tutti possiamo ricevere la carità che promana dal suo Cuore aperto, sia per noi stessi sia per gli altri: diventiamo canali del suo amore, della sua compassione, specialmente verso quanti sono nel dolore, nell’angoscia, nello scoraggiamento e nella solitudine”.

I quattro nuovi Santi sono stati servi del Signore sulle orme di Cristo. “San Vincenzo Grossi – ha sottolineato Papa Francesco – fu parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, specialmente alle fragilità dei giovani. Per tutti spezzò con ardore il pane della Parola e divenne buon samaritano per i più bisognosi. Santa Maria dell’Immacolata Concezione visse in prima persona con grande umiltà il servizio agli ultimi, con una attenzione particolare ai figli dei poveri e agli ammalati. I santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin hanno vissuto il servizio cristiano nella famiglia, costruendo giorno per giorno un ambiente pieno di fede e di amore; e in questo clima sono germogliate le vocazioni delle figlie, tra cui santa Teresa di Gesù Bambino”.

Guardando ai nuovi Santi – ha concluso il Papa – ognuno di noi proceda “sulla strada del servizio gioioso ai fratelli”.