Roma , venerdì, 9. luglio, 2021 16:00 (ACI Stampa).
In un angolo nascosto e ricco di una storia antica come le pietre è tornato a rivivere un eremo che era rimasto disabitato e sconosciuto per lunghissimo tempo. Proprio qui ha trovato la sua nuova, intensa vita un uomo che, con la sua rinascita, ha innescato anche la rinascita dell’eremo abbandonato e di tutti coloro che arrivano fin lì alla ricerca di qualcosa che spesso non sanno neppure definire. Questa è la storia di Frederick Vermorel, di come abbia cercato per il mondo, a lungo, il proprio posto, e infine lo abbia trovato in un angolo appartato della Calabria.
Dove in realtà non è mai solo, come tutti gli eremiti sanno bene. Un desiderio insopprimibile, tanto è vero che la scelta dell’eremitaggio, che a prima vista potrebbe sembrare anacronistica rispetto ai nostri tempi iperconnessi e extrasocial, senza contare la crisi delle vocazioni e il “deserto” in tante chiese, invece risulta essere ancora molto “praticata” e con risultati straordinari. Un’onda di fede che, da grotte, chiese diroccate e rimesse in piedi, piccoli appartamenti nel cuore delle metropoli, si diffonde in questo nostro mondo smarrito.
Il santuario di Sant’Ilarione è il luogo in cui vive padre Vermorel dal 2003, collocato ai margini dell’Àllaro, l’antica Sagra, nel cuore della Magna Grecia. La storia di questo incontro, di questa trasformazione ora viene raccontata in un libro che diventa anche in un itinerario di viaggio, anche interiore. Perché, per chi sceglie la via dell’eremitaggio fonde insieme l’esteriore, il paesaggio, ciò che lo circonda, all’interiorità, alle strade dell’anima.
Un eremita non è mai solo, non è mai fermo. Il libro si intitola "Una solitudine ospitale. Diario di un eremita contemporaneo" è pubblicato dalle edizioni Terra Santa. Un diario e insieme un racconto, dal punto di vista di chi ha scelto di essere unito a tutti, proprio perché separato, con la prefazione di Giancarlo M.Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano.
Frédéric aveva cercato un posto in disparte ma non isolato, abbastanza spazioso per accogliere degli ospiti e che richiedesse tanto lavoro. "Trovai tutto quello che cercavo, più altre due cose: un’antica storia di preghiera, interrotta solo nel 1952, quando una terribile alluvione costrinse l’ultimo monaco a lasciare il romitaggio; e il fiume, che mi ricorda le vacanze della mia giovinezza".
In un video che presenta il suo volume, si avverte appena l’inflessione francese che emerge qua e là nel suo italiano fluente, misurato e tranquillo. Vermel ha la barba bianca, i capelli a spazzola e una posa resa precaria dagli acciacchi. Si intravvedono i pochi arredi che lo circondano, un tavolo grezzo, i libri, il Vangelo sul tavolo. L’essenziale, invece del superfluo che ci circonda, ci soffoca.