Città del Vaticano , venerdì, 16. luglio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Quando Benito Mussolini si recò a visitare lo spazio vuoto lasciato dalla Spina di Borgo un anno dopo il primo colpo di piccone sembra che non ne fosse del tutto soddisfatto. In effetti demolire la Spina non aveva risolto la monumentalizzazione dell’accesso a San Pietro. La strada era un vuoto senza forma.
Gli antichi palazzi rimasti su quelle che erano Borgo Nuovo e Borgo Vecchio non erano in asse con la Piazza, lo “stradone” era senza personalità e anche l’abbattimento del Palazzo dei Convertendi che sarà spostato in un lato di Via della Conciliazione non aveva creato altro che un imbuto verso San Pietro. E un quartiere intero era sparito.
Dopo i lunghi dibattiti sulla demolizione ora l’opinione pubblica si accapigliava su come via della Conciliazione dovesse diventare. La grande arteria andava “rettificata”. Ma come? Piacentini aveva anche messo in atto la grande prova dal vero del “nobile interrompimento” per mostrare un portico trasversale che chiudeva la piazza. Ma per farlo c’erano state altre forzature urbanistiche.
Alla fine si sceglie un tracciato a lati paralleli che si conclude con i due Propilei su piazza Rusticucci come si chiamò fino a che non fu dedicata a Pio XII.
Ma era “necessario modificare gli allineamenti degli edifici che un tempo prospettavano su borgo nuovo corrispondente ora al lato destro guardando San Pietro della nuova via per ottenere la larghezza costante di 46 m della sede stradale” come scrive Vincenzo Matera nel 1995.