Bombay , mercoledì, 7. luglio, 2021 14:00 (ACI Stampa).
E' morto all'età di 84 anni il gesuita indiano Stan Swamy, incarcerato a ottobre del 2020 e ricoverato a fine maggio in terapia intensiva dopo avere contratto il coronavirus mentre si trovava in prigione. L'accusa era quella di terrorismo, a causa del suo attivismo a favore delle caste inferiori della società indiana. Una vita accanto agli ultimi.
"Il sacerdote, anche lui cittadino indiano, è morto pochi giorni prima dell'udienza programmata per la cauzione presso l'Alta corte di Bombay, che era stata rinviata a causa del peggioramento delle condizioni di salute", riporta l'agenzia CNA di ACI Group.
L'anziano sacerdote, affetto dal morbo di Parkinson, nel fine settimana è stato sottoposto alla ventilazione meccanica presso l'Holy Family Hospital di Mumbai (ex Bombay). Era positivo al Covid19.
In una dichiarazione, padre Jerry Cutinha, Provinciale dei Gesuiti di Jamshedpur, ha onorato il sacerdote per il suo “lavoro tra gli Adivasi, i Dalit e altre comunità emarginate. Voleva che i poveri vivessero con dignità e onore”.
"A nome dei gesuiti di Jamshedpur, esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia, agli amici, agli avvocati, ai sostenitori e a tutti coloro che hanno sostenuto padre Stan Swamy e pregato per lui durante questo periodo di prova e sofferenza", ha affermato il prete.