Città del Vaticano , martedì, 13. luglio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Borgo e la sua “Spina” quella parte di case e chiese che sono rimaste al centro di un tridente di strade che portano a San Pietro. E’ il 18 marzo del 1932 quando viene definitivamente decretata la fine della sua storia plurisecolare.
In quel giorno infatti il capo del Governo Benito Mussolini presenta in Senato il nuovo piano regolatore di Roma. Parole che restano negli annali: “ il pittoresco sudicio è affidato a sua Maestà il piccone, tutto questo pittoresco è destinato a crollare e deve crollare in nome della decenza, dell’igiene e, se volete, anche della bellezza della Capitale”.
Nel 1936 il progetto della demolizione viene presentato al Duce, dopo lunghe discussioni tra Antonio Spaccarelli che voleva abbattere solo una parte, e Marcello Piacentini fautore del “tutto giù”. Il Governatore di Roma Giuseppe Bottai incarica ufficialmente i due architetti a febbraio del 1935. A giugno del 1936 il progetto, presentato anche con un magnifico plastico, ha l’approvazione di Chiesa e Stato.
Si lavora anche al piano regolatore per le zone limitrofe e Vittorio Emanuele III firma la demolizione il 14 agosto del 1936.
Una operazione assai ambiziosa così descritta nel Piano regolatore: “ Viene previsto l’accesso principale alla piazza di San Pietro a mezzo di una grande arteria a lati convergenti verso Piazza Pia da ottenersi con la demolizione della Spina e cioè di tutti gli isolati compresi fra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo e che dovrebbe essere separata dalla piazza Rusticucci opportunamente rettificata e quindi dalla Piazza San Pietro a mezzo di una chiusura con elementi a giorno formata da colonnato”. Gli edifici monumentali sarebbero stati conservati o ricostruiti.