Città del Vaticano , martedì, 6. luglio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Gabriele d’Annunzio diceva che a Roma l’urbanistica si era fermata al 1870, perché quella successiva gli diceva poco. Non si sa a quando risale questa affermazione ma certo il “vate” non ebbe tempo di vedere la demolizione della Spina di Borgo.
Borgo, un nome non certo romano. Un nome che deriva proprio da quella presenza di pellegrini che arrivavano ad limina Petri, in pellegrinaggio alla tomba di san Pietro. Sassoni, Franchi, Longobardi e Frisoni si “appropriano” della zona e costruiscono le loro scholae.
Così il luogo da antica zona di horti, circhi, e sepolture, e dopo la costruzione della basilica si trasforma radicalmente. La costruzione della superba Basilica obbliga a sbancamenti del “colle vaticano” luogo forse di antici vaticinii.
Il medioevo in Vaticano significa grande attività edilizia per i pellegrini e per i nuovi residenti. Non si tratta più di una zona di confine, lontana dal cuore di Roma. Quelle zone non sono più “infamia vaticani loca”, ma il cuore pulsante di uno sviluppo urbanistico convulso.
A cominciare dal “castello” cioè dal mausoleo di Adriano che era divenuto luogo di difesa nelle guerre tra i romani d’Oriente e i goti. La leggenda della visione dell’angelo che sui suoi spalti rinfodera la spada per indicare la fine della pestilenza sotto il pontificato di Gregorio Magno è segno di un cambio totale della vita nella zona.