Città del Vaticano , martedì, 29. giugno, 2021 12:16 (ACI Stampa).
È il ricordo dei 70 anni di sacerdozio di Benedetto XVI a dominare i saluti di Papa Francesco dopo l’Angelus. “Oggi – ha sottolinea Papa Francesco - per noi ricorre un anniversario che tocca il cuore di tutti noi: 70 anni fa Papa Benedetto veniva ordinato sacerdote. A te Benedetto, caro padre e fratello, va il nostro affetto, la nostra gratitudine e la nostra vicinanza”.
Aggiunge il Papa: “Lui vive nel monastero, un luogo voluto per ospitare le comunità contemplative in Vaticano perché pregassero per la Chiesa. Attualmente è lui il contemplativo del Vaticano, che spende la sua vita pregando per la Chiesa e per la diocesi di Roma, della quale è vescovo emerito. Grazie Benedetto, caro padre e fratello. Grazie per la tua testimonianza credibile. Grazie per il tuo sguardo continuamente rivolto verso l’orizzonte di Dio. Grazie”.
Assolatissimo martedì di festa a Roma. In mattinata, nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha presieduto la celebrazione alla presenza di una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e con l’eparchia greco-cattolica di Kosice, in Slovacchia, benedicendo i pallii che saranno poi imposti sui nuovi vescovi metropoliti nella loro diocesi. A mezzogiorno, come sempre nei giorni solenni, Papa Francesco si affaccia dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico per la preghiera mariana dell’Angelus, al termine della quale ricorda, oltre l’anniversario di ordinazione di Benedetto XVI, anche la prossima giornata di preghiera per il Libano, e il 160esimo anniversario della prima edizione dell’Osservatore Romano.
Per Papa Francesco, le vite di San Pietro e San Paolo come traspaiono dai Vangeli, con tutti i loro difetti, raccontano una verità quasi sconcertante: che Gesù fa grandi cose in noi, ma solo “quando non siamo troppo preoccupati della nostra immagine” e quando siamo “trasparenti con lui”. E sottolinea che “è triste vedere che tanti parlano, commentano e dibattono, ma pochi testimoniano”.
Spiega Papa Francesco: “San Pietro avrebbe potuto dire agli Evangelisti: ‘Non scrivete gli sbagli che ho fatto’. Invece no, la sua storia esce nuda e cruda dai Vangeli, con tutte le sue miserie. Lo stesso fa San Paolo, che nelle lettere racconta sbagli e debolezze. Ecco da dove comincia il testimone: dalla verità su sé stesso, dalla lotta alle proprie doppiezze e falsità”.