Padova , venerdì, 25. giugno, 2021 18:00 (ACI Stampa).
In ogni caso, per noi uomini contemporanei la dimestichezza con la preghiera non è affatto così semplice e naturale. Neppure molti decenni fa ai bambini venivano insegnate le preghiere “basilari”, per così dire: il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Gloria, l’invocazione all’Angelo Custode. Oggi trovare non un bambino ma un ragazzo o un giovane, persino un quarantenne che sappia recitare queste preghiere costituisce una rara sorpresa.
Anche se comunque fossimo in grado di recitare ogni forma di invocazione conosciuta, questo non significherebbe che fossimo sostanzialmente in grado di metterci davvero in contatto con Dio. Tradizioni millenarie insegnano come meditare, come introdurre alla “preghiera profonda”, come fare spazio nel nostro essere più intimo alla presenza del Mistero. Ma forse tutto questo ci intimidisce, ci fa pensare di non essere adeguati, di non avere gli strumenti o la concentrazione adatti. Ricadendo nell’apatia, a volte, di invocazioni meccaniche, limitate, infantili.
“Non pensare a Dio Onnipotente come a una specie di padrone di casa assente con cui difficilmente osi avere familiarità, o da cui vai per riparare le tue perdite, o per tirarti fuori da un pasticcio. Non pensare a Dio come a un agente assicurativo, che può proteggerti contro le perdite causate dagli incendi. Avvicinati a Lui non timidamente, come un impiegato potrebbe avvicinarsi al capo per un aumento, timoroso e quasi convinto che non riceverà mai ciò che chiede. Non temerLo con un timore servile, perché Dio è più paziente con te che tu con te stesso. Per esempio, oggi saresti paziente con il mondo malvagio come lo è Lui? Saresti altrettanto paziente con chiunque altro abbia i tuoi stessi difetti?”.
Ecco come Fulton Sheen indica, con la consueta schiettezza e ironia, i nostri più comuni “errori” nella preghiera. Di Sheen, arcivescovo statunitense, prossimo alla beatificazione e prolifico scrittore, nonché grande comunicatore attraverso radio e televisione negli anni Cinquanta e Sessanta (vinse anche numerosi premi per queste sue qualità universalmente riconosciute) ora la casa editrice Ares pubblica una serie di testi che hanno come denominatore comune proprio la capacità di pregare realmente, qualcosa che può essere insegnato a partire da Gesù stesso, e che Lui stesso può concederci come grazia.