Firenze , giovedì, 24. giugno, 2021 14:00 (ACI Stampa).
La città di Firenze e il suo santo, Giovanni Battista. Connubio che si tramanda da secoli e che da secoli non si spezza. Anzi - sembra proprio il caso di dirlo - si rinforza addirittura.
E ne è una prova la recente scoperta di una reliquia del santo che il popolo fiorentino non sapeva di custodire: l’osso del collo del cugino di Gesù che originariamente era custodito in un apposito reliquiario andato danneggiato e fuso, in seguito all’alluvione del 1557.
Invece, proprio a pochi giorni prima della festa del santo patrono, eccolo ricomparire grazie a una scoperta sorprendente avvenuta nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Potremmo vedere in questo ritrovamento - in fondo - proprio quella stretta connessione con San Giovanni Battista e la Florentia medioevale che perdura nelle tradizioni popolari e nelle devozioni cittadine. Ma da dove nasce questo profondo legame tra San Giovanni Battista e il capoluogo toscano?
Dobbiamo risalire alle feste pagane, prima di tutto. Nell’antichità - infatti - il 24 giugno si festeggiava la dea Fortuna, per propiziare i raccolti estivi. Pochi giorni prima di questa data, infatti, cade il solstizio d’estate, il 21 giugno. Questo, il giorno più lungo dell’anno. Lo sappiamo bene tutti: da questa data in poi, le giornate cominciano ad accorciarsi. E proprio perché la luce comincia a scemare nasce la tradizione - prima pagana, poi cristiana - dell'accendere candele votive: su Firenze, la città dorata, non potevano scendere le tenebre. Proprio questa data, il 24 giugno, divenne - allora - importante anche per il Cristianesimo. E chi è il santo che si festeggia in questo giorno? E’ lui, San Giovanni Battista. Per la Florentia del Medioevo, allora, tale data divenne anche un giorno in cui si doveva celebrare la luce. Basti pensare che tutti gli uomini sopra i quindici anni, avevano l’obbligo di portare – nel giorno della festa –un cero da presentare al Battistero del Duomo di Firenze.
Fu piazza del Duomo a divenire, così, il fulcro di molteplici festeggiamenti. E, allora, caliamoci - in un viaggio immaginario - nella realtà dell’epoca. Stendardi, bandiere, e una grande folla popolava tutta la piazza che veniva ricoperta da una grande tela. Già dal giorno precedente, e precisamente dopo i primi Vespri, incominciava la tradizione popolare dei doni votivi: i ceri da “consegnare” al santo erano i veri protagonisti dei festeggiamenti.