Ginevra , martedì, 22. giugno, 2021 10:00 (ACI Stampa).
È ancora ONU contro Santa Sede. L’ultimo attacco è venuto da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, che il 21 giugno, in concomitanza con l’inizio di una nuova sessione del Consiglio dei Diritti Umani, hanno reso pubblica una lettera di 11 pagine inviata in Vaticano lo scorso aprile. Nella lettera, si attacca la Santa Sede per la gestione dei casi di abuso, facendo una lista che arriva fino a casi degli Anni Novanta, e si arriva a chiedere che la Santa Sede ora implementi nel diritto canonico (non viene scritto esplicitamente, ma è la naturale conclusione del ragionamento) alcune normative civili, ponendo fine – si scrive – a un clima di “ostruzionismo” contro ogni processo o indagine di abuso.
In cosa consiste l’ultimo attacco? In una nota alla stampa, gli esperti fanno riferimento alla lettera inviata alla Santa Sede ad aprile, in cui esprimevano “grandissima preoccupazione riguardo le numerose accuse nel mondo di abusi sessuali e violenze commesse da membri della Chiesa Cattolica contro bambini, e riguardo le misure prese dalla Chiesa Cattolica per proteggere presunti abusatori, coprire crimini, bloccare la definizione delle responsabilità dei presunti abusatori ed evitare la dovuta riparazione alle vittime”.
Gli esperti si sono lamentati anche che i concordati e gli accordi della Santa Sede “limitano l’abilità dell’autorità civile di fare domande, obbligare a fornire documenti, o mettere sotto inchiesta persone associate con la Chiesa cattolica”. Hanno dunque chiesto alle autorità della Santa Sede di “evitare queste pratiche ostruttive e di cooperare pienamente con le autorità civili e con le autorità giudiziarie delle nazioni interessate”.
Gli esperti menzionano anche il recente processo in Vaticano per presunti abusi nel Preseminario – il collegio per chierichetti che si trova in Vaticano – e chiedono che ci siano altri processi del genere per casi di tutto il mondo, secondo il principio che gli Stati devono assicurare “giustizia, verità, riparazione e garanzie che i crimini commessi non avvengano di nuovo come risposta a gravi posizioni sui diritti umani”.
Per sostenere il loro ragionamento, gli esperti fanno una lunga lista di diversi casi. dai rapporti sugli abusi della Conferenza Episcopale Tedesca e quella Cilena, ai casi messi in luce dall’arcidiocesi di Bogotà, ma anche alla situazione delle scuole residenziali canadesi di cui il Papa ha parlato nell’Angelus del 13 giugno, fino a risalire al caso dell’Istituto Provolo in Argentina e ai casi all’interno dei Legionari di Cristo.