Il cardinale ha poi ricordato il lavoro svolto al fianco di Giovanni Paolo II quando era Sostituto della Segreteria di Stato e preparava i viaggi in alcuni dei paesi usciti dal dominio sovietico.
“Penso in particolare al Kazakhstan, all’all’ Armenia e all’ Ucraina. Tanti dei testi del volume mi parlano di questioni ancora molto attuali, perché sono situazioni che accompagniamo come Congregazione per le Chiese Orientali offrendo la collaborazione dovuta alla Segreteria di Stato che ha tuttora le competenze per le provviste episcopali di tutti i paesi dell’ ex Unione Sovietica. Sono situazioni molto differenziate. Penso alla Chiesa Greco-cattolica Ucraina e all’eparchia bizantina di Mukachevo, sempre in Ucraina, uscite dalle ‘catacombe’ che hanno ritrovato la piena libertà e sono cresciute in più di trent’anni dalla ripresa della vita normale. O alla comunità bizantina in Kazakhstan, che ha visto la erezione della Amministrazione Apostolica per loro da parte di Papa Francesco nel 2019. Come San Giovanni Paolo II, continuiamo ad avere quella tensione affinché nessun fedele della Chiesa Cattolica, secondo la propria rispettiva tradizione rituale, possa essere sprovvisto di una adeguata assistenza pastorale, per esempio nella stessa Russia o in Bielorussia, sempre nel rispetto e coltivando i necessari rapporti con le Autorità delle Istituzioni ecclesiastiche e civili locali.
Il Santo Pontefice ha lasciato un esempio chiaro in questo ambito quando ha ottenuto dal Catholicos di santa Etcmiadzin la benedizione affinché in Armenia potesse essere nominato un vescovo per i fedeli armeno cattolici nell’ Europa orientale, intendendo con questa espressione però tutti i territori dell’ ex- Unione Sovietica”.
Per parlare del volume lo scorso venerdì 18 giugno alla Pontificia università Gregoriana si è svolto un webinar. Particolarmente significativa la testimonianza del cardinale Sigitas Tamkevičiu, lituano, che ha subito il carcere e la persecuzione negli anni bui della dittatura sovietica.
Quando la Lituania fu occupata ed entrò a far parte dell’Unione Sovietica quasi tutti i vescovi furono condannati alla detenzione in carcere, ha ricordato. “Tre seminari vennero chiusi, e il numero degli studenti che potevano essere ammessi all’unico seminario di Kaunas si ridusse dai 300 seminaristi dei primi anni del dopoguerra fino ai 25 seminaristi nel 1966. I superiori del seminario, gli insegnanti e i seminaristi venivano reclutati per operare come collaboratori del KGB”.
Niente stampa, niente catechismi: “Stampavamo i libri di preghiere e la letteratura religiosa clandestinamente, rischiando la libertà”. Poi con “la benedizione del vescovo Vincentas Sladkievicius, il 19 marzo del 1972 apparve la Cronaca della Chiesa Cattolica in Lituania, nella quale si pubblicavano i fatti riguardanti la persecuzione della Chiesa. la Cronaca veniva pubblicata con enormi rischi per la libertà, e con l’aiuto dei dissidenti moscoviti veniva inviata anche in Occidente. Coloro che diffondevano la Cronaca venivano perseguitati come criminali statali”. E “Tutto il materiale della Cronaca veniva letto ogni giorno in lituano da mons. Vytautas Kazlauskas, nelle trasmissioni della Radio Vaticana. In Lituania probabilmente non ci sono mai stati tanti ascoltatori della Radio Vaticana come negli anni sovietici”. Racconta ancora il cardinale: La situazione cambiò quando nel 1978 fu eletto Papa san Giovanni Paolo II. In uno dei suoi primi discorsi egli dichiarò che sarebbe stato la voce della “Chiesa del silenzio”.
Papa Giovanni Paolo II dedicò grandi attenzioni alla Lituania oppressa. Nel 1984 a Roma si celebrò il 500° anniversario della morte di San Casimiro. Nel 1987, in occasione dei festeggiamenti per i 600 anni del battesimo della Lituania, il Papa proclamò beato a Roma l’arcivescovo Jurgis Matulaitis, e un anno dopo il vescovo Vincentas Sladkevicius, per lungo tempo perseguitato dal governo sovietico, fu nominato cardinale.
Sulla Collina delle Croci, il Papa disse: “Innalziamoci insieme qui, sulla Montagna delle Croci, e ricordiamo tutti i figli e le figlie del vostro paese che furono condannati alla detenzione in prigione, inviati nei lager, deportati in Siberia o condannati alla pena di morte. In quel tempo, sulla vostra patria imperversava il sistema disumano della violenza generalizzata. Esso calpestava e umiliava le persone <…> Che questa montagna delle Croci annunci ciò che noi non possiamo trovare altrove, al di fuori della Croce e della Resurrezione del nostro Redentore”. Ha concluso il Cardinale Sigitas Tamkevicius.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.